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Corti: "Sto con Cr7. È il migliore perché è umano"

Nicoletta Orlandi Posti
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Vi piaccia o meno, Cristiano Ronaldo è l'ultima speranza del genere umano. Non fosse per lui, l'universo si sarebbe già accartocciato attorno al nucleo gelido di Messi sino a svaporare in un buco nero. Leo è una specie di cavaliere dell'Apocalisse del calcio. Suscita un misto di fascino, incredulità e infine paura, tipo il bambino de Il sesto senso. Vince da solo una semifinale di Champions ridicolizzando il Bayern e non è neanche sudato, probabilmente non ha mai sudato in vita sua. È il migliore senza sforzo, nato benedetto. Si limita a regnare dalla fortezza blaugrana. Contro uno così non dovrebbe, né potrebbe, esserci nessuno. E invece c'è. Ronaldo è lì, a duello col cavaliere dell'Apocalisse del calcio. Gol a gol, coppa a coppa, pallone d'oro a pallone d'oro. Ma che fatica. Dietro ogni punizione nel sette, ogni dribbling secco, dietro ogni singolo passo di Cristiano s'intravvede lavoro durissimo, incessante. Commovente. Messi moltiplica pani e pesci, Ronaldo inforna e va a pesca, non dovrebbe esserci partita. E invece, c'è. Se possiamo scaldarci nella sublime discussione da bar su chi sia il più forte fra Messi e Ronaldo, lo dobbiamo tutti - specie i tifosi di Messi - al secondo. Ronaldo ci ha salvati da una dittatura. di FABIO CORTI

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