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Juventus in finale di Champions League, Biasin: la sua coppa Andrea Agnelli l'ha già vinta

Giulio Bucchi
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E niente, la partita l'avete vista tutti, anche la vecchia zia che di solito «che barba, c'è il calcio anche stasera? Ma io voglio vedere Il Segreto!». Questa volta ha insistito per dire la sua anche lei, da «che bel figliolo “il” Marchisio» a «come sta bene “il” Pirlo con la barba». Cose così. Ergo, passiamo oltre. Dopo Real-Juve ci sono tre certezze e una marea di fatti e fatterelli opinabili. Le certezze: 1) Mediaset in mattinata annuncerà il mega-ascolto di ieri sera: assai probabile che si vada ben oltre i 10 milioni di italiani attaccati al teleschermo. Segno che il calcio ad alto livello è come la nota patatina resa celebre da Rocco: tira. 2) La Juve - euro più, euro meno - ha sfondato quota 90 milioni incassati in soli premi-Champions. Soldi che le permetteranno di trattenere tutti i suoi fenomeni (sì, anche Pogba) e di gestire il mercato in entrata come certamente non possono gestirlo le dirette concorrenti in serie A, ovvero comprando senza aver l'assillo di dover vendere. 3) Per la Signora non è più un problema di «mantenere o accrescere le distanze con romane, milanesi, Napoli e Fiorentina», semmai di diminuire il gap con i club gestiti dai nababbi, tizi che hanno la stessa parsimonia di Wanda Nara quando passeggia in via Montenapoleone con la Visa di Maurito. Di chi stiamo parlando? Barcellona e Real (mercanteggiano grazie ai prestiti delle banche spagnole, a loro volta alla frutta), Psg (ci pensa l'arabo), Chelsea e i due Manchester (gli incassi della Premier per noi sono chimere), Bayern (il club dell'ex presidente recentemente condannato a 3 anni e 6 mesi per frode fiscale). Con discreto orgoglio tricolore possiamo dire che la Juve ha già vinto la Champions, quantomeno «l'altra Champions», quella dell'amministrazione illuminata: i soldi non si buttano, i giocatori si comprano al prezzo giusto e se ne vanno a prezzo ottimo, gli ingaggi si aumentano ma solo nell'ottica del «chi più spende meno spende». Sembra discorso banale, ma non lo è affatto: le squadre italiane sono entrare nell'ottica del risparmio ad ogni costo «e speriamo di imbroccare la stagione», quelle degli straricchi stanno al vertice per inerzia, e cioè perché buttano al vento badilate di quattrini senza colpo ferire. In mezzo c'è la Signora, passata dal Matusa di Frosinone (era il 2006) al Bernabeu (ieri). Scusate se è poco.  di Fabrizio Biasin

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