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Materazzi attacca ancora Balo:"Un vero uomo ignora i buu"

L'ex difensore dell'Inter, protagonista ai tempi di una rissa con Supermario in spogliatoio: "Quando lo offendono, deve caricarsi"

Matteo Legnani
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L'anagramma del suo nome è esplicito: «E amo ct Mazzarri». Marco Materazzi, 40 anni appena compiuti, intervenendo ad Andria per ricevere il premio Mediterraneo, parla del suo passato da calciatore, del suo presente da imprenditore e del suo futuro da allenatore.  Marco, ha appena conseguito a Coverciano il titolo di allenatore di Prima Categoria. Cosa farà "da grande"? "Per ora gestisco un negozio di abbigliamento sportivo a Milano. Quanto alla carriera di allenatore, siamo in tanti sulla piazza. Inoltre aumentano sempre di più i presidenti fumantini. E io non sono tipo da farmi esonerare dopo due settimane". Parliamo dell'Inter di Mazzarri. Secondo lei è una squadra competitiva per arrivare al vertice? "L'Inter può colmare il gap con le due squadre più forti, Juve e Napoli, grazie al fatto di non giocare in Europa. A livello di organico mi sembra però ancora inferiore, anche se ha acquistato i due giovani più interessanti sul mercato italiano, Belfodil e Icardi". Lei, in passato, è stato accusato di aver rivolto offese razziste sia a Zidane - accusa infondata - che al coreano Ahn. Secondo lei, chi vede razzismo ovunque è vittima di un delirio di persecuzione? "Io penso che chi insultava Materazzi ieri e insulta Balotelli oggi abbia soltanto paura dell'avversario. Credo inoltre che i cori razzisti non si differenzino molto dal dare del “figlio di puttana” a un calciatore. Quanto ad Ahn, se uno mangia aglio come fossero mele, come faceva lui, e tu gli dici “guarda, amico, ti puzza il fiato”, non è certo un'offesa razzista. Lui ha tirato fuori questa storia solo per cercare un po'di visibilità. Nessuno infatti si ricordava di lui, nemmeno in Corea". Cosa consiglieresti a Balotelli e Boateng, che minacciano di andare negli spogliatoi non appena vengono insultati? "Direi loro di caricarsi, ogniqualvolta vengono offesi. E poi non è mai successo che, per degli insulti, un calciatore lasci la sua squadra in dieci durante un match importante. In occasione di un Barcellona-Milan, ad esempio, sono sicuro che Boateng non farebbe neppure caso ai 'buuu' razzisti". Leggi l'intervista completa di Gianluca Veneziani su Libero in edicola giovedì 29 agosto

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