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Figc, la ricetta del supermanager Cino Marchese: "Ecco cosa dobbiamo fare, o il calcio italiano sparirà"

Benedetta Vitetta
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"Il nostro sistema sport va cambiato: serve una rivoluzione copernicana, di mentalità e di persone. Altrimenti si muore. Bisogna mutuare il modello americano".  A parlare al Corriere della Sera è il manager sportivo Cino Marchese, per vent'anni capo italiano dell'Img di Mc Cormack. "Il denaro" afferma il manager, "non è un babau: va trattato da manager adeguati, non certo da un'espressione delle società calcistiche come Carlo Tavecchio. E badi che non ce l'ho col presidente della Figc. È solo un piccolo burocrate provinciale che si è trovato a gestire una cosa più grande di lui". E a questo punto Marchese fa il paragone con quello che è accaduto Oltreoceano. "Quando David Stern, commissioner della Nba, si stufò di prendere schiaffi dal resto del mondo, fece una geniale operazione di marketing piena di sostanza: il Dream Team, che dal '92 non ha più perso una partita. Gli inglesi la Premier League l'hanno fatta vent'anni fa, oggi è all'avanguardia. Morale: in Italia il calcio professionistico deve gestirlo una Lega vera in mano ad un commissioner; che la Federazione faccia un passo indietro e si occupi dello sport di base, del calcio amatoriale, al massimo del semiprofessionismo". Se Tavecchio non dovesse dimettersi da presidente della Federcalcio, per Marchese la strada da seguire per mandarlo a casa è quella di un decreto legge del governo: "Da domani i club professionistici devono essere gestiti da manager, altro che certi presidenti da avanspettacolo. Per non parlare degli stadi italiani, fatiscenti e imbarazzanti tranne rare eccezioni. E poi ci stupiamo che l'Italia non vada al Mondiale". E il manager traccia anche il possibile l'identikit del commissioner italiano: "Giovane, dinamico, di esperienza. Che sappia vedere oltre, e non sia messo lì da Lotito o Galliani. Si rende conto che andiamo avanti con gente che spesso non sa dire tre parole di fila in inglese...?. Ci serve come l'ossigeno un commissioner stipendiato lautamente, altro che voti raccogliticci. Se non funziona, si manda a casa. Sarebbe un cambio epocale, però serve la rivoluzione mentale di un sistema incancrenito. Insomma" conclude Marchese, "prendiamo i concetti cardine dello sport Usa e adattiamoli alle esigenze italiane. Basta legami collosi con procuratori senza scrupoli, interessati solo a spolpare il sistema calcio. Basta Tavecchio e suoi derivati".

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