Evoluzione nel calcio. Adesso i portieri sono diventati registi
In principio, come spesso è accaduto nel calcio italiano, fu Zdenek Zeman. Sfrontato, irriverente, polemico. Ne sanno qualcosa a Pescara, col boemo cittadino onorario grazie alla promozione in Serie A del 2012 ma ora, da settimane, in bilico impantanato a mezza classifica in B. Più che un amore, Zeman è un amante. Inafferrabile. Quando si pensa di poterne fare a meno, ritorna. Lecce, Foggia, Cagliari, Pescara stesso, Roma. Tutti hanno avuto una Zeman-bis. In giallorosso lo richiamarono in quell' estate 2012, dopo aver ammirato il suo trio Verratti-Immobile-Insigne. Lo accolsero in 25mila. Ma Zeman è un perdente di lusso. Visionario, ma perdente. Oltre ai risultati negativi, pagò le scelte, mai banali. Lanciò Marquinos e Florenzi, ma a De Rossi preferiva il greco Tachtsidis (oggi all' Olympiacos) e stravedeva per Destro e Piris. Soprattutto, volle con insistenza un portiere uruguaiano sconosciuto: Mauro Goicoechea. «È bravo coi piedi», disse. Fu la sua condanna. Nell' anticipo della 23esima giornata in un drammatico Roma-Cagliari Goicoechea, sul punteggio di 1-1, spinse nella sua porta un traversone completamente innocuo di Avelar dalla sinistra: finì 4-2 per i sardi. Zeman venne esonerato. Goicoechea rispedito al Danubio. Il boemo aveva puntato sul cavallo zoppo, ma inventato un nuovo ruolo (almeno in Italia): il portiere-regista. All' epoca la media dei passaggi completati dai "numeri 1" era di 6,3 a partita, meno di uno ogni 4 palle giocate. Oggi con 11 passaggi la media è quasi raddoppiata, con un passaggio su 3 che va a buon fine. È il segno di una tendenza: da anni, l' incidenza dei portieri sul gioco delle squadre è aumentata in modo esponenziale. In media, i portieri effettuano una settantina di passaggi in più per ogni giornata di campionato. Un incremento di quasi il 20% rispetto a cinque anni fa. All' estero si raggiungono estremi grotteschi, come quello del Bayern di Neuer che oltre al regista (gioca 27 palloni in media a partita, due anni fa persino 33) fa anche il "libero" (uscite a trenta metri dalla porta per coprire la difesa alta) o del City di Guardiola che ha speso 58 milioni in due anni per due portieri palleggiatori: Claudio Bravo e Ederson. Non proprio Zoff e Yashin, insomma. Ma avere piedi buoni nel calcio moderno conta tanto quanto essere efficaci nelle uscite e reattivi tra i pali. E lo sanno bene alcuni portieri declassati come Joe Hart (che al City sbagliava un passaggio ogni due), Federico Marchetti (raramente sopra il 60% di passaggi a buon fine) o Simone Scuffet (52% di suggerimenti sbagliati). Sulla scia dell' esempio zemaniano, invece, proprio la Roma prima con Szczesny e ora con Alisson ha da anni alcuni tra i migliori portieri-registi. Secondo le statistiche di Whoscored.com il brasiliano, al momento, ha la media più alta di passaggi riusciti (81%) e gioca 27,8 palloni a partita. A livello quantitativo meglio di lui fanno gli estremi difensori delle squadre di medio-bassa classifica, come Mirante del Bologna (34,2), Brignoli del Benevento (33,3), Viviano della Samp (31), Sirigu del Torino (30,6), Perin del Genoa (30,2), per via però di un possesso palla di squadra tendenzialmente difensivo che li costringe a percentuali di riuscita ben più basse (intorno al 60-62%). Handanovic, invece, fa eccezione all' opposto: vanta un 80,5% di passaggi riusciti ma ne fa "solo" 23,7 a partita. Seguono Reina (26,3 a partita con il 79,8%), Donnarumma (27,3 a partita con il 77,4%), Buffon (24,7 a partita con il 75,3%) e Strakosha (28,2 a partita con il 75%). Dati alla mano, insomma, nel calcio del 2018 si attacca e si difende in 11, e il portiere altro non è se non un giocatore di movimento a tutti gli effetti. di Daniele Dell'Orco