Atalanta, dalle cessioni incassa 142 milioni in due anni: perché deve ringraziare Gasperini
Per diventare grande, l'Atalanta ha scelto la strada meno illuminata, la più difficile, ma come ogni percorso ostico, se non uccide, alla fine fortifica. Anziché tenere in rosa i giocatori migliori, la Dea ogni anno li vende per guadagnare il più possibile, accettando il rischio di non avere una squadra dello stesso livello l'anno successivo. È un modello azzardato, ma una volta avviato diventa virtuoso. Per svilupparlo serve materiale grezzo, adatto a subire la lavorazione di Gasperini, che ne può accrescere il valore. Tradotto: giocatori under 30 comprati a basso costo o prodotti del vivaio, come il 19enne Barrow, da valorizzare, sia per raggiungere gli obiettivi sportivi che per garantire introiti al club tramite le cessioni. Non a caso l'ultimo arrivato è lo sconosciuto Reca, 22enne esterno del Wisla Plock per 4 milioni, e i prossimi potrebbero essere Tumminello (19 anni, dalla Roma), Brignola (18, ma il Benevento chiede ben 15 milioni) e Di Francesco (23, dal Bologna). L'idea è abbinare questi giovanissimi con giocatori da rivalutare, come Pavoletti (29, del Cagliari), Soriano (27, del Villarreal), Rodrigo Battaglia (26, dello Sporting Lisbona), o “sua eccellenza” Balotelli (27, dal Nizza). L'ultimo prodotto della filiera è Cristante (23), acquistato per 5 milioni dal Benfica e ceduto alla Roma per 30 milioni (tra prestito, riscatto e bonus): per l'Atalanta, la stagione da 12 gol e 4 assist è stata l'apice di rendimento, quindi era giunto il momento di vendere. Come fu per Kessié e Conti (al Milan, per 52 milioni), Gagliardini (all'Inter per 22 milioni) e Caldara (alla Juve per 15 milioni più 4 di bonus). Considerando anche le cessioni di Cigarini, De Roon, Brivio e Boakye (nel 2016/17, in totale 20 milioni), Bastoni (8 milioni dall'Inter), Kurtic e Paloschi (11 milioni dalla Spal), l'incasso della Dea nelle ultime due stagioni tocca quota 162 milioni, a fronte di 67 milioni spesi per gli acquisti, meno della metà. Eppure la squadra non è peggiorata, anzi, ha conquistato due storiche Europa League. È la certificazione del metodo: l'Atalanta guadagna, e nel frattempo si fa grande. di Claudio Savelli