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Milan, indiscrezione dalla Uefa: due anni di stop, una sentenza durissima

Davide Locano
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Siamo in attesa della sentenza Uefa sulla questione-Milan. Proviamo ad essere «semplici», anche perché non abbiamo lauree in economia o in «sentenze pallonare». Il Milan attende il responso del Palazzo del calcio europeo in merito alla decisione di non concedere il cosiddetto Settlement Agreement, ovvero l'accordo sanzionatorio che l'Uefa concede ai club che negli ultimi anni non hanno rispettato i paletti imposti dal famigerato fairplay finanziario. Al Milan, però, non viene contestata solo la gestione economica «passata», ma anche quella «presente»; in particolare a Nyon si domandano: «Come può Li garantire lunga vita al club se la sua situazione personale a livello di finanziamenti è tutto tranne che virtuosa?» (prestiti con tassi d'interesse mostruosi). La loro traduzione, in soldoni, è: Li non può uscire da questo ginepraio anti-economico (migliaia e migliaia di euro di perdite ogni giorno) se non attraverso la cessione del club o l'aiuto di un socio di minoranza. Leggi anche: Niente nuovo socio per Li, Milan nel dramma Il Milan all'udienza di martedì ha fatto valere le sue ragioni, ma non ha fatto il nome di alcun socio, la qual cosa ha cambiato di poco la situazione rispetto a un mese fa. Questo - definiamolo - «stallo», porta la commissione Uefa a considerare il Milan virtualmente già di Elliott (il Fondo Americano che attende entro ottobre da Li i circa 350 milioni - interessi compresi - prestati un anno fa), pur essendo di fatto ancora cinese: questo «cortocircuito» vale il probabilissimo «no» all'iscrizione alla prossima Europa League. Ma c'è di più: fonti vicine all'Uefa - in questo caso decisamente «accanita» nei confronti del Diavolo - dicono che la commissione avrebbe pensato di estromettere il club dalle competizioni addirittura per un triennio e, dopo attenta valutazione, abbia optato per 2 anni con il 1° effettivo e il 2° «congelato» in attesa di vedere come evolverà la situazione. Sono voci, per carità, ma la sensazione è che il Palazzo europeo del calcio abbia scelto proprio il Milan per lanciare un «messaggio ai naviganti»: no alle speculazioni nel calcio. di Fabrizio Biasin

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