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Napoli-Milan, la prima dopo 35 anni senza telecronaca di Carlo Pellegatti

Matteo Legnani
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In principio fu Collo d' Acciaio Hateley, e poi vennero Filippo Galli lo Squalo Bianco di Villasanta, il Mahatma Franco Baresi, Nilton Tassotti, «poi corretto in Djalma grazie al collega e maestro Guido Lajolo, che mi fece notare che Nilton Santos giocava a sinistra». E poi altre centinaia di soprannomi a volte geniali, a volte tirati per i capelli, e ben più di un migliaio di partite. Fino a Napoli-Milan di stasera, che per la storia delle cose davvero rossonere è una partita particolare e un po' triste, perché è la prima, dopo 35 anni, senza la cronaca di Carlo Pellegatti. Giornalista milanista, non giornalista tifoso. È diverso, credete. «Sì, sono giorni un po' agitati, è difficile abituarsi all' idea. Niente più vigilia con la pasta in bianco, come Pippo Mio Inzaghi, mentre i colleghi si abbuffavano. In compenso sono stato travolto da un' ondata di riconoscimenti e affetto totale, incredibile». Perché i tifosi riconoscono la passione, che è molto più onesta di certe linee editoriali. «Il tifoso è intelligente e non vuole essere preso in giro, niente recite, e io non l' ho mai fatto; se vedevo un brutto Milan lo raccontavo da arrabbiato, zero inganni. E anche dal mondo degli "altri", mai avuto una lamentela per i miei pezzi o le cronache da dirigenti, o dagli arbitri». Va beh, a parte quell' episodio con Conte, quelle invettive in fondo a un infuocato Milan-Juve «Il giorno più triste, più difficile, più vergognoso. E Conte è stato un signore, un campione di eleganza. La prima volta che ci vedemmo "dopo" lo avvicinai e lui a posto, come se niente fosse, prima di un' amichevole Milan-Chelsea mi ha abbracciato. Un grande». Con Berlusconi, invece, mai avuto problemi, anzi: una fedeltà assoluta «Invece una volta li ho avuti a causa di un misunderstanding. Van Basten segna 3 gol a Roma, era esplosa Sharon Stone e da appassionato di cinema gli dico: "Presidente, ora dobbiamo chiamarlo Van Basten Instinct", eravamo in diretta e lui si rivolge al mio direttore, Massimo De Luca. "Complimenti, che umorista, ma che battute fa il vostro inviato". Stava scherzando, ma De Luca pensava fosse serio e mi riprese. Ma col Presidente, c' è affetto, io sono uno di quelli che lo può abbracciare. Per la "fedeltà"? Beh, ti dico che io la prima intervista a Berlusconi l' ho fatta davvero da prono. Sul serio. Ero inginocchiato davanti alla sua scrivania per non impallarlo nelle riprese». Oltre al Milan e al cinema, un' altra sua passione grande sono i cavalli. Potrebbe essere il momento buono per "darsi all' ippica"? «Beh, la mia vita rimane movimentata, la famiglia, i figli. Però sì, ho un gran rapporto con fantini e cavalli, e mi piacerebbe scrivere racconti, un libro su questo mondo». E ora, via col marchio di fabbrica, i soprannomi ai paladini rossoneri. Ma come ha fatto a trovarli per tutti quanti? «In realtà sono sempre stati spontanei per i grandi campioni, o almeno per i titolari. Ma la cosa ha avuto un successo tale che ho dovuto crearli anche per Vangioni o Grimi. Anni fa passò dal Milan tale Julio Cesar, uno scarto del Real Madrid, aveva la testa come E.T. Io lo chiamai l' Imperatore, ma era forzatissimo». Tra tante genialate, quale il più bello, alla fine? «Mi rifaccio al tribunale dei tifosi rossoneri, e allora la sentenza è Alta Tensione Inzaghi e Smoking Bianco Kakà. Qualcuno poi l' hanno adottato tutti, tipo Van Basten, il Cigno di Utrecht». Pellegatti, che fa stasera? «Volevo andare in trasferta a Napoli, ma domani seguo a Brescia mio figlio Andrea, che gioca in Promozione. Ce la guardiamo a casa. Sarà dura. Pesante "come un film di Fassbinder con Hanna Schygulla"». Noi non ci crediamo che non ci sarà più una telecronaca del Milan di Pellegatti. «Lo spero anch' io, sarebbe una cosa bella, una festa per me e per tanti che mi vogliono bene. La storia l' hanno fatta il Milan e la sua gente. Io, però, un po' l' ho raccontata». di Andrea Saronni

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