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Francia, il calcio in sciopero per la tassa sui ricchi

Zlatana Ibrahimovic

Si applica anche al pallone la tassa sui ricchi al 75%: sciopero dei club. E si scatenano le fantasie di mercato...

Francesca Canelli
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L'ultimo storico sciopero nel calcio francese risale al 1972. Ma ora i club calcistici hanno deciso di incrociare le gambe in occasione del weekend del 29 novembre per contestare l'applicazione della cosiddetta "tassa sui ricchi" (che, in ambito pallonaro, fu ribattezzata la "Ibra-tax"). La maxi-gabella prevede l'applicazione anche nel mondo del calcio di un'imposta del 75% sui redditi superiori al milione di euro. La clamorosa decisione è stata resa pubblica nella mattinata di oggi, giovedì 24 ottobre, dall'Unione dei club professionistici (Ucpf), di cui fanno parte anche le società di Ligue 1 e Ligue 2. Ovvero comprende anche tutte le squadre al top del panorama francese e internazionale.  Gli introiti - La tassa sarebbe applicata, anche se in maniera ridotta, alle società col più alto reddito. Toccherebbe dunque 13 squadre di Ligue 1 (l'equivalente della nostra serie A) per un importo totale di circa 44 milioni di euro, di cui oltre 20 milioni solo per il Paris Saint-Germain. Il club parigino (gravato dagli ingaggi iperuranici dei vari Ibrahimovic, Cavani & Co) è in prima fila nelle proteste. "Sono d'accordo con la decisione dei club francesi - ha affermato Frederic Thiriez, presidente della Lega Calcio d'oltralpe (Lfp), commentando la decisione di scioperare in occasione della 15ma giornata di campionato, che tra l'altro prevede le sfide Psg-Lione e Monaco-Rennes -. Si tratta di salvare il calcio francese che rappresenta 25mila lavoratori - ha evidenziato Jean-Pierre Louvel, presidente dell'Ucpf. Secondo il quale "da una tassa sui redditi si è passati a una tassa sulle imprese in difficoltà".

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