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Pallotta insulta "Libero" ma racconta solo palloni: senza stadio, addio Roma

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Davide Locano
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Presidente Pallotta è vero che ha deciso di vendere la Roma? «È una fake news, sono bugie irresponsabili». Presidente Pallotta, quanto aspetterà ancora per avere l' ok allo stadio? «Aspetterò solo qualche mese...». Verrebbe da dire: dov' è l' errore? Il problema è che non c' è nessun errore e che le risposte del patron giallorosso sono arrivate a stretto giro, giusto qualche secondo, il tempo necessario per replicare agli interrogativi che gli venivano rivolti via Whatsapp, il modo casual che l' uomo d' affari di Boston ha scelto per comunicare con i media romani, ieri mattina. Leggi anche: Pallotta vende la Roma? Quelle voci... Pallotta era impegnato a sconfessare l' articolo di Libero che citava fonti finanziarie secondo le quali il presidente avrebbe deciso di cedere la Roma, fissando anche prezzo: 800 milioni. Il magnate italoamericano ha smentito e ne prendiamo atto (del resto non avrebbe potuto fare diversamente), il problema è che qualche "messaggino" dopo dice di essere disposto ad aspettare solo pochi mesi perché il progetto stadio prenda corpo. E allora noi capiamo che in caso contrario venderà la Roma e che quindi sta confermando la tesi di fondo del nostro articolo. Ma probabilmente abbiamo capito male noi. Sui toni però pensiamo di aver interpretato bene. «Ho letto l' articolo, lo trovo divertente - sottolinea il numero uno giallorosso - Il giornalista che l' ha scritto sta mentendo in modo idiota...». Detto che la forma è sostanza e che qualifica chi la usa, va detto anche altro. Notizia a parte, infatti, nell' articolo si insisteva su alcuni punti deboli del progetto americano, rispetto ai quali il presidente - che non si vede a Roma da giugno: ha disertato anche la passerella all' Olimpico per il match con il Real Madrid - si è guardato bene dal rispondere. Stadio nuovo a parte, che Pallotta non perde occasione per ribadire quanto sia vitale, l' uomo d' affari a stelle e strisce non dice ai tifosi cosa succederà nel caso in cui il club non dovesse qualificarsi per la prossima Champions League. Anche perché a oggi la Roma è ottava e l' ipotesi è tutt' altro che campata in aria. In molti ricordano che lo scorso anno - dopo aver incassato 100 milioni grazie alle semifinali di Champions - la Roma ha ceduto tre pezzi da novanta (Alisson, Nainggolan e Strootman) sull' altare delle plusvalenze necessarie a far quadrare il bilancio. La domanda dei romanisti è: se non ci qualifichiamo per la Champions cosa succederà? Non solo. Perché a Pallotta va dato il merito di aver portato stabilmente la Roma nell' élite del calcio italiano. Seconda o terza e quindi quasi sempre qualificata per l' ex Coppa dei Campioni. Il problema è che il calcio italiano sta cambiando. Nel gioco sono entrate proprietà forti e con grandi disponibilità economiche: il fondo Elliott (il Milan) e Suning (l' Inter) stanno facendo e faranno investimenti importanti e il fair play finanziario si sta rivelando un bluff rispetto allo strumento che doveva controllare i conti dei club. Pallotta cosa vuol fare? Continuare con la politica - a oggi perdente - del trading compulsivo dei giocatori (436 milioni di plusvalenze in 7 anni) o svoltare? Ci creda, mister president, questa non è una «menzogna idiota», ma l' interrogativo che tormenta buona parte degli innamorati della Roma. di Tobia De Stefano

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