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Serie A, copiare la Juventus è l'unica soluzione: Marotta? Ecco perché ora è all'Inter

Davide Locano
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È terminato l'anno calcistico, nel senso che son già tutti alle Maldive (i giocatori, noi se va bene ci facciamo due pizzoccheri in baita). Alle Maldive da domani ci sarà una concentrazione di terzini e mediani incredibile e delle rispettive mogli e fidanzate. Brutte, tra l' altro. È chiaro che questo pezzo non può che grondare invidia verso costoro. È terminato l' anno calcistico, si diceva, e a noi toccano un paio di settimane assai noiose. La verità è che sbraitiamo, ci indignamo, chiediamo sospensioni, diciamo «io non li guardo più! Mi do al paddle!», ma poi non sappiamo stare senza le partite e i borbottii. Oh, noi italiani senza polemiche non sappiamo stare e, anzi, in maniera inconsapevole le moltiplichiamo appena la classifica rischia di affossare il nostro umore. Prendiamo la Juve. La Juve ha vinto lo scudetto a luglio, ovvero quando la squadra sette volte campione d' Italia (di fila) ha portato a Torino Cancelo, Emre Can e un portoghese di belle speranze del quale non faremo il nome per evitare che qualcuno ci dica «ecco, parlate sempre di quel tale». NUMERI INCREDIBILI Quella squadra lì, la Juventus, ha chiuso il girone d' andata con 53 punti (17 vittorie, 2 pareggi, 0 sconfitte), ha «sofferto» solo con Genoa, Atalanta, per un tempo con l' Inter, dieci minuti con il Napoli, parecchio con il Chievo (ma era solo la prima giornata). Per il resto ha più o meno passeggiato, ma non con l' atteggiamento arrogante di chi pensa «me ne fotto», semmai con la consapevolezza delle grandi («accelero e rallento a seconda di quel che serve»). Ebbene, di fronte a "questa cosa qua" (i suddetti 53 punti) c' è chi invece di scegliere la via della logica («forse sono i più forti, sarà il caso di provare a scopiazzare il loro "modello"») preferisce insinuare il dubbio («gli arbitri li aiutano, il Palazzo li spinge, è tutto un magna-magna»). La consueta polemica, insomma. Fateci caso: per tre giorni abbiamo parlato dell'«Italia razzista», ci siamo posti 34233432 domande, ci siamo interrogati sui «perché», sulle soluzioni, su tutto quanto, abbiamo detto «rallentiamo», «smettiamola», «comportiamoci bene», ma poi il pallone è tornato a rotolare e i «vaffanculo» sono tornati ad abbondare come affettati al Cenone («non c' era il rigore per la Samp!», «neanche quello per la Juve!», «neppure quello per il Toro!», «c' era quello della Lazio!», «non siamo tutelati!», «prima usavano poco il Var, ora lo usano troppo!», «alcuni cori li puniscono, altri no!», «cacciate quell' allenatore, ma anche quell' altro!»). Il calcio in Italia è questa cosa qua, arrendiamoci. Non arriveremo mai a valutare le cose per quello che sono, ragioneremo sempre sul «marcio» e così facendo lasceremo che il club più forte, la Juve, continui a fare il bello e cattivo tempo. CHI FERMA LA ZEBRA? Chi può darle fastidio? Il Milan? Con tutti i problemi di gestione che deve affrontare (leggi fair play finanziario)? Difficile. Il Napoli? Con un presidente che invece di pensare al «passo in più» preferisce ragionare su complotti e designazioni arbitrali inadeguate? Difficile. La Roma? Con una proprietà che quando le cose vanno bene dice «facciamo lo stadio!» e quando vanno male dice «così non va bene! Facciamo lo stadio!»? Difficile. L' Inter? Ecco, l' Inter. I nerazzurri una possibilità ce l' hanno, ma nel prossimo futuro dovranno essere bravissimi, attentissimi e «cazzutissimi». La proprietà dei cinesi che si diceva «questi qui scapperanno presto» sembra intenzionata a fare sul serio; il nuovo Dg Marotta «sa come si fa» (la Juve dei record è in gran parte merito suo); l' Uefa a partire da giugno allenterà la morsa del «non potete» e «guai a voi se investite». Ecco, nel prossimo futuro i nerazzurri sembrano gli unici in grado di dar fastidio ai marziani piemontesi. E - sentite qua - a Torino non ve lo confermeranno mai, ma anche da quelle parti sperano che qualcuno possa tornare ad essere competitivo ai massimi livelli, e non lo fanno per questioni di «solidarietà tra club», semmai per la necessità di non far ammosciare il «prodotto serie A». Che poi, se anche fosse, la strada è già segnata: prima o poi arriverà la Super Lega e il nostro campionato diventerà un semplice «complemento». Ecco, a quel punto forse spariranno anche le polemiche. Buon anno, e non andate alle Maldive che ci si rompe le balle. di Fabrizio Biasin

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