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Sandro Mazzola: "Papà ha insegnato il rispetto e la voglia di vincere"

Il ricordo

AdnKronos
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Roma, 23 gen. (AdnKronos) - di Carlo Intini "Il rispetto dell'avversario e la voglia di vincere in modo corretto, credo siano questi gli insegnamenti che una figura come mio padre ha lasciato al calcio". Sandro Mazzola ricorda così all'Adnkronos la figura del capitano del 'Grande Torino' Valentino, di cui il 26 gennaio ricorre il centenario dalla nascita. L'ex bandiera nerazzurra ricorda con affetto la figura paterna venuta a mancare quando aveva solo 7 anni nella tragica sciagura aerea di Superga dove perse la vita la squadra granata il 4 maggio 1949. "Difficile dire quanto Superga abbia influito sulle mie scelte ma di sicuro lo ha fatto, tutti mi ricordavano mio padre e il Grande Torino, per me era un impegno non deludere per quello che era stato il nome di mio padre, un fardello che finché non ho fatto il mio debutto all'Inter mi pesava molto". "Credo sia molto difficile, se non impossibile, eguagliare la leggenda di quella squadra (con cui Valentino Mazzola vinse cinque campionati ndr) - prosegue Mazzola ricordando quel calcio romantico molto distante da quello odierno -. Il Grande Torino per quei tempi aveva trovato un modo di giocare fatto di tecnica, tattica e forza fisica, il massimo secondo me ancora oggi per una squadra che vuole vincere. Ma era un altro mondo, a mio avviso non si possono fare paragoni". Mazzola, bandiera dell'Inter con cui ha giocato dal 1960 al 1977 collezionando 565 presenze e 158 reti, fa un paragone tra l'aria che si respirava negli stadi di calcio d'un tempo e il calcio frenetico e globale di oggi. "Da allora è cambiato tanto. Una volta i ragazzi vedevano solo il pallone e magari per giocare si facevano la palla con la carta di giornale, ora ci sono tante altre cose e meno ragazzi che giocano ed è poi logico che ci siano meno ragazzi che arrivano in squadre con tanti stranieri. Per quanto riguarda i tifosi, quelli sono un po' meno cambiati anche se oggi pretendono molto di più: una volta c'era l'attaccamento alla maglia senza però andare contro le altre squadre". "In questi giorni sto raccontando ai miei nipotini che mi vengono a trovare e vogliono sapere del bisnonno, prima che vadano al campo di pallone gli racconto qualcosa di mio papà, ad esempio di quando mi portava con sé ed io restavo ai bordi del campo. Finito l'allenamento mi faceva tirare i rigori a Bacigalupo (n.1 del Toro e della Nazionale). Io gli dico che facevo gol, loro mi guardano e sorridono, poi scoppio a ridere anch'io: in effetti a ripensarci mi faceva segnare".

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