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Martina Navratilova epurata per aver criticato gli atleti trans

Davide Locano
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Stavolta finire nella lista delle purghe del politicamente corretto è toccato a Martina Navratilova, stella del tennis. Dichiaratamente lesbica dal 1981, sposata dal 2014 con la storica compagna Julia Lemigova e pioniera dei diritti gay: al di sopra di ogni sospetto, dunque. E dotata di un cervello, lei che a 18 anni aveva deciso di restare negli Usa e non tornare più nella natia Cecoslovacchia oppressa dalla maledetta Cortina di Ferro. Così libera da permettersi di esprimere sul Sunday Times tutti i suoi dubbi sulla regolarità di far svolgere gare fra atleti "normali" e trans: «È ingiusto per le donne che devono competere contro persone che, biologicamente, sono ancora uomini. Sono felice di rivolgermi a una donna transgender in qualsiasi forma preferisca, ma non sarei felice di competere contro di lei». Risultato? La comunità gay l' ha crocifissa, l' organizzazione Athlete Ally, che si batte per gli sportivi Lgbt, l' ha epurata dai propri ambasciatori. Se questo non è razzismo al contrario...

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