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Mondiale in Qatar, scandalo mazzette: gli emiri hanno sganciato 1 miliardo per l'assegnazione del torneo

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Davide Locano
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Il mondiale di calcio sarà già a 48 squadre a partire dalla prossima edizione in Qatar, nel 2022? È possibile, sempre che si disputi davvero nel Paese arabo. Andiamo con ordine. L' agenzia di stampa Associated Press è venuta in possesso di uno studio della Fifa, 81 pagine in cui sono raccolte le linee guida che potrebbero portare all' allargamento della manifestazione in anticipo sui tempi previsti, quelli di Usa-Canada-Messico 2026. La chiave per rendere fattibile il torneo con 16 nazionali in più, in un paese piccolo come il Qatar (grande come l' Abruzzo, coltivabile però per solo il 2% del territorio), è quella di coinvolgere altri Stati. Il Qatar, che ha rotto nel 2017 i rapporti diplomatici con Arabia Saudita, Emirati Arabi e Bahrain, e non gode di particolare prestigio nella comunità internazionale dopo le accuse di aver finanziato gruppi terroristici e gli estremisti della Fratellanza Musulmana, potrebbe fare sinergia con Kuwait e Oman, anche se non confinanti. IL FORMAT Il format della fase iniziale sarebbe di sedici gruppi di tre squadre e potrebbe prevedere anche sei gare in una giornata. Le prime due passerebbero ai sedicesimi. A quel punto, fase a eliminazione diretta. In totale, 80 partite. Questo progetto sarà discusso al Consiglio Fifa in programma venerdì a Miami e poi portato al voto finale a giugno. Occhio però alle rivelazioni del tabloid inglese Sunday Times. Già nel 2014 si vociferava che il Mondiale fosse stato comprato dagli emiri di Doha, già da anni si parla di operai stranieri trattati da schiavi e almeno 1200 di loro morti nella costruzione delle strutture. Il ST ha da pochi giorni pubblicato alcuni documenti secondo cui lo Stato Sovrano del Qatar ordinò segretamente il pagamanto di 400 milioni di dollari alla Fifa guidata da Sepp Blatter, solo 21 giorni prima che l' organo di governo calcisitico decidesse l' assegnazione del Mondiale 2022. Il rapporto esplosivo, visto e citato dai cronisti del Sunday Times, spiega anche che i dirigenti dell' emittente statale del Qatar, Al Jazeera, hanno firmato con la Fifa un contratto da 100 milioni di dollari per i diritti tv (oggi la parte sportiva del canale è stata scorporata e si chiama beIN Sports) mentre le campagne di offerta per ospitare la Coppa del Mondo stavano raggiungendo il culmine: soldi che che sarebbero stati versati solo se il Qatar avesse ottenuto la competizione. Inoltre, il ST riporta di aver preso visione anche della copia di un secondo contratto per i diritti tv segreti per altri 480 milioni che è stato offerto dal Qatar tre anni più tardi, poco prima che la Fifa interrompesse le indagini sulla corruzione nel processo di offerta. Insomma, mazzette mondiali da circa un miliardo di dollari. Le accuse circostanziate sono uscite per la prima volta nel libro Any It Takes - the Inside Story of the Fifa Way, scritto dalla giornalista Bonita Mersiades, ex componente della commissione della Federcalcio australiana che ha partecipato (perdendo) alla corsa per l' assegnazione dei Mondiali 2018 (vinti dalla Russia) e 2022. I SEGRETI DEL LIBRO Secondo il libro di Mersiades, nei mesi precedenti al voto di dicembre 2010 i dirigenti della Fifa erano preoccupati dal fatto che una vittoria in Qatar, con la conseguente organizzazione, avrebbe lasciato un deficit finanziario. Per questo sarebbe stato concordato col Qatar il bonus da 100 milioni il tutto con il placet di Jérôme Valcke, ex segretario generale Fifa poi estromesso dal calcio per dieci anni dopo lo scandalo che ha portato alla caduta di Blatter e Michel Platini (anche quello per un giro di soldi e pagamenti vietati). Rispondendo via mail alle accuse del ST, la Fifa ha scritto che «le accuse sono già state ampiamente commentate e le conclusioni sono state pubblicate nel giugno 2017 su Fifa.com all' interno del "Rapporto Garcia". Inoltre abbiamo presentato una denuncia penale presso l' Ufficio del Procuratore generale della Svizzera, che è ancora in sospeso. La Fifa continuerà a collaborare con le autorità». Anche un portavoce di beIN Sports ha definito il bonus da 100 milioni come «contributi alla produzione» che erano «prassi di mercato standard e sono spesso imposte alle emittenti da parte di federazioni sportive e titolari di diritti sportivi. Gli accordi sui media rilevanti erano indipendenti da qualsiasi offerta e non erano in alcun modo destinati a influenzare l' esito del voto». Damian Collins, presidente del Comitato digitale, cultura, media e sport del governo inglese, non la pensa così: «La Fifa dovrebbe congelare i pagamenti di al-Jazeera e avviare un' inchiesta sull' apparente contratto che sembra essere in palese violazione delle regole». La partita mondiale potrebbe non essere finita qui. di Tommaso Lorenzini

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