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F1, Lewis Hamilton è un alieno ma ora date a Charles Leclerc una "vera" Ferrari

Cristina Agostini
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Ha voluto strafare eppure gli Dei dei motori lo hanno accontentato, perché in Lewis Hamilton non hanno visto la presunzione di voler essere più di quello che sente di essere. A casa sua, Silverstone, non gli bastava solo vincere (la sesta volta, un record), con quel giro veloce stampato nell' ultima tornata su gomme ormai da buttare voleva spiegare al suo pubblico che la sua spinta, il suo calore, il suo tifo è quello che si aspetta e gli spetta. Non sarà un guascone alla Nigel Mansell, «forse colpa dei baffi o delle sopracciglia che non sono folte come le sue. Forse mi serve un trapianto», scherzava giovedì, ma insomma, questo ragazzo di 34 anni sta entrando nel mito della F1 con meno rumore e meno clamore di quanto sarebbe lecito riservargli. Vero, ieri Lewis ha ringraziato la safety car uscita per permettere di togliere dalla ghiaia l' Alfa Romeo di Giovinazzi, perché Bottas là davanti rischiava di rovinare la domenica a tutti i britannici; ed è vero che questa Mercedes concede agli avversari giusto un paio di illusorie sbornie a stagione; eppure fare 80 vittorie in F1, cioè ritrovarsi a meno 11 dal record di 91 di Michael Schumacher che sembrava irraggiungibile, ci obbliga tutti a riconsiderare il piede fatato di mister Hamilton. Ora, se il Re fugge nel Mondiale a +39 sul compagno di team, l' Oscar del pilota del giorno va all' unanimità a Charles Leclerc, luminoso terzo e con un futuro sempre più Rosso. Rosso Ferrari, a patto che a Maranello si sveglino (anche ieri strategia penalizzante) e capiscano che è il momento di dare al 21enne francese una Ferrari vera. Una di quelle che funzionano fin dal venerdì, una di quelle che non serve la giustificazione del team principal «Silverstone non è una pista a noi favorevole» (Binotto dixit). La Ferrari che vuole essere concorrente credibile per il Mondiale non può più appigliarsi agli alibi e non può nemmeno più aggrapparsi a Sebastian Vettel, anche ieri più pasticcione di un apprendista stregone. Il tamponamento a Verstappen è il manifesto della sua parabola in Ferrari: cominciata con la prudenza necessaria, lo scorso anno ha gettato al vento concrete chance di titolo e quest' anno quello in pista pare suo fratello; ieri ha perso la testa, la misura, la sostanza di quello che dovrebbe riuscirgli meglio. Soffrirà la macchina difficile da mettere a punto? Soffrirà il compagno di squadra? O tutti e due? La morale è che la classifica piange per un finale ormai già scritto e a Maranello faranno bene a interrogarsi su chi dovrà essere la prima guida l' anno prossimo. La gara di Leclerc di ieri dovrebbe aver schiarito le idee a Camilleri e Elkann. La battaglia di Charles per tenere la posizione contro Verstappen è valsa da sola il costo del biglietto e non si parla solo di difesa, perché i controsorpassi e quella manovra all' esterno su Gasly raccontano che Charles sa esattamente cosa sta facendo. E lo sta facendo bene. Adesso però dategli una Ferrari che vinca. di Tommaso Lorenzini

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