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Antonio Conte e Gasperini, maghi di Inter e Atalanta: che pena a panchine invertite

Giulio Bucchi
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Li vedi lì, seduti in panchina (anzi in piedi scatenati come due saltimbanchi) che guidano le loro meravigliose squadre e pensi che no, non c' è storia, in questo momento sono i due allenatori più bravi d' Italia. Antonio Conte e Gian Piero Gasperini, Gian Piero Gasperini e Antonio Conte: da qualunque parte li osservi e li studi, sono i "top mister" per idee, personalità, tatticismo, determinazione. D' altronde le squadre che allenano - Inter e Atalanta - sono il loro ritratto. L' Inter è cattiva, fisica, ostica e cinica come Antonio, uno che finché non arriva all' obiettivo non si ferma, finché non viene accontentato non si placa. L' Atalanta è organizzata, aggressiva e anche un pizzico arrogante come Gian Piero, uno che sa tirar fuori il meglio da qualsiasi giocatore spremendolo - e facendo diventare fenomeni anche quelli normali - anche a costo di essere mal sopportato. Match spettacolare - Inter e Atalanta si sfideranno domani sera a San Siro e c' è scommettere che sarà un match avvincente, veloce, spettacolare con i padroni di casa gasati dalla sorprendente (perché nessuno si immaginava una solidità tanto efficace in pochi mesi) prima posizione in classifica, i bergamaschi esaltati dal doppio 5-0 contro Milan e Parma e dalla qualificazione agli ottavi di Champions. Una sfida da gustarsi con loro, gli allenatori più bravi della serie A, protagonisti a bordo campo: due che sembrano fatti su misura per il proprio club. Perché per lavorare bene ed essere vincenti servono talento e capacità, ma anche condizioni giuste e tempi maturi altrimenti rischi di bruciarti e fallire, lasciando pessimi ricordi. Già, proprio come è successo a Conte e Gasperini quando hanno allenato a panchine invertite: Antonio mister dell' Atalanta e Gian Piero mister dell' Inter. Esperienze disastrose per due tecnici che non erano ancora esperti e completi come oggi e che, quindi, sembravano totalmente inadatti a quei progetti. Conte era stato chiamato a Bergamo il 21 settembre 2009 al posto di Gregucci. Espulso all' esordio (la sua prima volta con la Dea e in serie A: 0-0 in casa contro il Catania), Antonio aveva ottenuto 13 punti in 13 partite, (3 vittorie, 4 pareggi, 6 sconfitte). I risultati altalenanti, ma soprattutto il difficile rapporto con la stampa, con la squadra e con Doni, allora capitano e simbolo del club (lo lasciava fuori e sono quasi arrivati alle mani), alla fine avevano spinto il tecnico a dimettersi (al suo posto Mutti) il 7 gennaio 2010 in seguito alla sconfitta rimediata in casa col Napoli. «Non ce la facevo più - ha raccontato Conte nell' autobiografia "Testa, cuore e gambe" del 2013 - Non riuscivo a esprimermi. Non riuscivo a lavorare come avrei voluto. Le pressioni della piazza non venivano gestite come avrebbe dovrebbe essere. Dimissioni accolte, me ne sono andato senza buonuscita». Nemmeno un successo - Se Antonio non ha lasciato un buon ricordo all' Atalanta, Gasperini non è riuscito a lasciare nulla all' Inter. Nel senso che non ha avuto tempo di lavorare. Ingaggiato nell' estate 2011 (i nerazzurri erano reduci dalla vittoria del Mondiale per club) aveva avuto un inizio difficile perché le sue richieste di mercato non erano state soddisfatte. Sconfitto dal Milan in Supercoppa italiana, Gasperini aveva rimediato altre 3 ko in 4 gare, flop che gli era costato l' esonero (decisivo il 3-1 con il neopromosso Novara) e un triste primato: è l' unico allenatore nella storia del club - al pari del "traghettatore" Corrado Verdelli, che nel 2003 guidò la squadra per una sola partita - a non aver ottenuto alcuna vittoria. di Alessandro Dell'Orto

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