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La serie A riparte col decreto del governo: un mese a porte chiuse

Fabrizio Biasin
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 Il calcio ai tempi del coronavirus assume contorni grotteschi che metà basta. Nella giornata di ieri sono successe molte cose e noi siam qui a raccontarvele. Ci svegliamo con l'indicazione del giorno prima: «Juve-Milan è rinviata a data da destinarsi», quindi ci dicono che «anche Napoli-Inter è rinviata a data da destinarsi». Niente Coppa Italia, insomma. E tutti noi pensiamo: «Vuoi vedere che chiudono tutto il carrozzone?». Ma a un bel punto arriva il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Dice così: «Optiamo per il proseguimento di tutte le attività, anche del campionato, ma nel rispetto della salute per tutti e a porte chiuse». In serata ecco il decreto firmato dal governo: «Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato; resta comunque consentito (...) lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all'interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse (...) Le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus (...) Le disposizioni del presente decreto sono efficaci, salve diverse previsioni contenute nelle singole misure, fino al 3 aprile 2020».


Prima di tornare alla fredda cronaca ci permettiamo di dire la nostra. Ebbene, quella che settimana fa sarebbe stata la "scelta giusta", ieri è diventata la "scelta obbligata". Abbiamo buttato via una settimana e lo abbiamo fatto per eccesso di narcisismo. Venerdì scorso avevamo deciso di giocare a porte chiuse, poi il presidente della Lega Serie A Dal Pino ha optato per il rinvio di cinque partite (diventate sei), pare per "difendere il prodotto" ed evitare che Juve-Inter si giocasse senza pubblico. Nel frattempo la situazione si è complicata, l'ipotesi di partite aperte al pubblico è giustamente andata a farsi benedire, gli slot per recuperare i match si sono azzerati, il presidente dell'Inter Steven Zhang si è incazzato come una biscia e, sì, di sicuro nel suo intervento-social ha sbagliato nella forma, ma assai meno nella sostanza. E infatti da ora in avanti si giocherà a porte chiuse. Signori, abbiamo buttato via un'infinità di tempo prezioso, diciamolo pure.  Ma torniamo alla cronaca. Nella giornata delle decisioni governative si è radunato anche il Consiglio di Lega, chiamato a risolvere la questione «calendario incasinatissimo».All'appello si presentano in pochi e vien da pensare: «Ma ci sono o ci fanno?». Fatto sta che in un modo o nell' altro si trova un accordo: le partite da recuperare si giocheranno questo fine settimana (sabato sera Sampdoria-Verona, domenica Milan-Genoa alle 12.30, Parma-Spal e Sassuolo-Brescia alle 15, Udinese-Fiorentina alle 18 e Juve-Inter alle 20.45), il resto delle giornate slittano in avanti e buonanotte ai suonatori. Resta solo da capire quando verranno recuperate le semifinali di Coppa Italia, oltre alla "mitica" Inter-Samp, partita attualmente senza data, a meno che i nerazzurri escano dall' Europa League, soluzione che "salverebbe" la Lega Calcio (capite l'assurdo della faccenda?). Ma evitiamo le polemiche perché allo stato delle cose conta solo salvare il salvabile, sempre che il maledetto virus non decida di insinuarsi all'interno di un qualsivoglia spogliatoio, in quel caso potemmo serenamente pensare alla vacanze anticipate, anche se al momento nel mondo non ci vuole nessuno e, quindi, capite bene che è tutto decisamente frustrante.

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