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Coronavirus, la proposta della Serie A: calciatori senza stipendio a marzo, nodo allenamenti

Francesco Perugini
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La speranza è l'ultima a crollare, ma mentre il picco dell'epidemia si potrebbe avere nel giro di due settimane (parole della Protezione civile) inizia a filtrare pessimismo anche nel mondo del calcio: «C'è una ipotesi prioritaria, salvare la stagione 2019/20 e non andare a danneggiare la prossima», ammette il presidente della Figc, Gabriele Gravina, aprendo all'ipotesi che il campionato possa chiudersi ben oltre il 28 giugno o una piccola sforatura di 10-15 giorni a luglio: «Ripresa al 3 maggio? Non c'è alcuna analisi scientifica, queste sono solo ipotesi. È ipotizzabile il 10 maggio, il 17, è anche possibile utilizzare i giorni infrasettimanali. Ma a oggi c'è una crisi ed una emergenza di carattere generale. C'è anche la possibilità che non si possa ripartire».

Resta, dunque, più di un piano di emergenza la questione dei playoff e playout - ipotesi contro cui si schiera il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, una «idiozia») - per dare comunque un senso a questa stagione sportiva. I club guardano invece al presente. L'assemblea di Lega ha dato mandato al presidente Dal Pino di proporre la sospensione degli stipendi di marzo alla Figc e all'Assocalciatori e poi c'è la questione allenamenti. Nonostante la contrarietà della Lazio, le società di serie A hanno deciso di attenersi alle disposizioni delle autorità per la ripresa del lavoro.

Quindi stop almeno fino al 4 aprile, ma per il ct Roberto Mancini sarà «difficile» ripartire davvero in quella data. «Chi pensa di avvantaggiarsi facendo allenare i suoi tesserati, non so cosa abbia in mente. Farlo ora, due mesi prima della ripresa del campionato, però non ha senso. Ed è pure pericoloso», attacca il presidente del sindacato Damiano Tommasi. «Prima vanno quantificati i danni. L'Aic non può imporre ai calciatori di accettare eventuali tagli».

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