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La Serie A diventa la Donation League: Inter e Milan battono la Juve nel campionato di generosità

Fabrizio Biasin
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 Claudio Cecchetto, dica la verità, si stava rompendo le balle...
«No, perché?».

Si è inventato 'sta cosa, la Donation League. Geniale!
«Beh, in un periodo in cui le squadre non giocano ho pensato di dare una ragione ai tifosi per "battagliare" tra di loro a suon di donazioni».

Come funziona la cosa?
«È molto semplice, vai sul sito donationleague.it, fai la tua donazione da 5 euro in su. Ogni donazione vale un punto e determina la classifica. Il giorno di Pasqua finisce il primo "campionato"».

E come sta andando?
«Al momento in testa c'è l' Inter, poi Milan, Juve, Fiorentina. Ma è ancora lunga...».

 



E in fondo alla classifica?
«Più o meno la graduatoria rispecchia i bacini di utenza. Si va dagli 8.5 milioni di tifosi della Juve agli 80mila del Sassuolo».

A chi vanno i quattrini?
«Il nostro "testimonial" è il professor Massimo Galli dell'ospedale Sacco. I soldi serviranno per la ricerca, c'è chi lavora per trovare un vaccino per il virus e va aiutato».

Farete altri tornei?
«Probabilmente sì, ma la speranza è che si possa tornare a vedere il calcio "vero" prima possibile. Per ora sto facendo girare la voce tra i miei amici del mondo dello spettacolo».

Ne conosce una marea... A proposito, si stanno stufando in isolamento?
«All'inizio erano tutti brillanti, ora è tutto più difficile. Per fortuna la tecnologia aiuta, ci fa sentire meno "in galera"».

Si riferisce a Instagram?
«A tutto, anche la televisione si è trasformata in un grande "internet". Ormai le trasmissioni si fanno solo con i collegamenti da casa, il problema è che paghiamo la nostra "inadeguatezza digitale", il 30-40% degli italiani è ancora senza connessione, un' enormità».

Lei è sempre stato un innovatore, cosa proporrebbe ora in tv?
«Andrei a rispolverare qualche show del passato. Tipo Techetecheté, ma con meno nostalgia e più gioia».

In che senso?
«Per dire, niente musiche tristi, ma cose come Ymca dei Village People o La notte vola della Cuccarini, roba divertente».

Ha lanciato 434234 cantanti, la musica è in crisi nera...
«Eh, per forza, negli ultimi anni si guadagna quasi esclusivamente con i concerti e i concerti non li vedremo per un po'. La musica esiste per essere diffusa alla gente, ma senza tour non ha senso proporre nuovi dischi. Speriamo che il virus se ne vada fuori dalle palle velocemente...».

Le sue "scoperte" Fiorello e Jovanotti spopolano...
«Sono dei fenomeni...».

Lei che ha lanciato tutti questi "geni" perché non finisce mai nella giuria di qualche talent?
«Perché, Maionchi a parte, non sono interessati ai talent scout. Non vogliono trovare star, ma fare spettacolo. Io comunque li cerco per i fatti miei: alle 18 sul mio Instagram, chi vuole viene e si esibisce».

I talent sono finiti?
«Non hanno più la stessa forza dei primi anni, ma è normale. Conosco i selezionatori dei vari show e mi dicono che la gente che si propone ormai è sempre la stessa. Prenda Gaia, la ragazza che ha vinto Amici, prima è stata a X Factor».

Il "suo" Max Pezzali avrebbe partecipato a un talent?
«Ne dubito, troppo timido. Però lo avrebbe convinto Repetto. E comunque non sarebbero andati troppo avanti, erano troppo "diversi". A Castrocaro un giorno si trovano sull' ascensore con altri artisti e quelli "per chi lavorate?". Li hanno scambiati per tecnici».

Che coppia...
«Max è un fenomeno, Mauro gli dava lo sprint. Prenda Rotta per casa di Dio. Max scriveva "stiamo andando a...". E Mauro: "Affanculo!". E Max: "Non sarà troppo?". Sono nati dei capolavori».

Ah, lei è interista. Moratti dice che forse arriva Messi...
«Eh, magari».

 

 

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