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Serie A, quarantena, tamponi e positivi “lievi” dividono Federmedici e commissione Figc

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Anche i medici sociali dei club di Serie A hanno dubbi sulla ripartenza del campioanto. La Federcalcio accoglie queste perplessità e risponde che si sta lavorando proprio in merito per eliminare qualsiasi ombra e permettere ai calciatori e a chi scende in campo per le partite di non venir contagiati dal coronavirus. Lo scrive la Gazzetta dello Sport.  Subito dopo l’uscita del protocollo, infatti, i medici avevano espresso alcune perplessità, in particolare sui comportamenti da adottare nel caso di una “positività in corsa” di un calciatore o di un membro dello staff, tema su cui si erano divisi anche Federmedici (due settimane di quarantena come tutti) e commissione medica della Figc (doppio tampone per tutti, test sierologici a distanza di 7 giorni e ripristino del distanziamento ma senza fermare tutto). 

 

 

Le osservazioni erano state espresse da 17 medici su 20 (non ne avevano formulate i medici di Juve, Lazio e Genoa) e raccolte da Alessandro Corsini dell’Inter, che le aveva condivise con Rodolfo Tavana del Torino, rappresentante dei medici sociali nella commissione Figc, poi dimissionario (è stato designato al suo posto Gianni Nanni del Bologna, ma la sua nomina non è stata ancora ufficializzata dalla Lega di A). Fra i temi sollevati c’è anche quello della disponibilità e della validazione di tamponi e test sierologici, in particolare nelle strutture private. E, naturalmente, la preoccupazione per un allargamento della responsabilità in capo al medico sociale. Sono arrivate immediate le rassicurazioni della Figc su questa tema così delicato e gli stessi medici club di A hanno voluto specificare: "Noi siamo propositivi e pronti a ripartire in sicurezza"

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