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Serie A, i mister in scadenza non sanno che fare

Claudio Savelli
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Cinque allenatori di serie A su venti hanno il contratto in scadenza il prossimo 30 giugno. Fosse una stagione normale, ognuno di loro avrebbe un quadro chiaro in mente, ora invece la prospettiva è nebulosa per tutti. I tecnici in scadenza vivono in prima fila il paradosso del calcio che vuole ripartire: le istituzioni si preoccupano dei protocolli sanitari ma al contempo tralasciano la burocrazia, nonostante entrambe le cautele siano necessarie per riprendere (e terminare) la stagione.
I cinque sono Nicola (Genoa), Gotti (Udinese), Longo (Torino), Di Biagio (Spal), De Zerbi (Sassuolo). Ci sarebbe anche Juric (Verona), ma è l' eccezione: in caso di salvezza, ormai quasi certa, il suo contratto si prolunga automaticamente di un' altra stagione. E infatti le parti discuteranno di un prolungamento oltre il 2021, protette dalla clausola che sistema l' inghippo della disgraziata annata ancora in corso. I primi quattro sono invece subentrati in corsa, quindi hanno bisogno di conquistarsi la conferma, mentre De Zerbi è artefice di buone stagioni, quindi forse già oggetto di trattative.
Gli allenatori ammettono di non sapere nulla, e non mentono. Nessuno ha dato loro indicazioni e nemmeno ne sono arrivate ai club. La Fifa, che a inizio mese era convinta di poter imporre una proroga dei contratti, ha fatto marcia indietro. Si è limitata a suggerire "tatto" nelle trattative, obbligatorie visto che i contratti andranno rivisti uno ad uno, sia per gli allenatori che per i calciatori in scadenza. E ha lasciato l' incombenza alle federazioni. L' obiettivo è sostituire la data di scadenza con un più generico "fino al termine della stagione calcistica".
Visto che è tutto in mano alle parti, i casi possono essere infiniti. Se c' è interesse del tecnico a concludere la stagione con la squadra, è probabile che si raggiunga l' accordo. Se invece non c' è unione di intenti, i mister hanno diritto a terminare il lavoro come indicato dal contratto e, dal primo luglio, di osservare la loro squadra dal divano. Anche se non è detto che convenga loro: la Fifa non ha intenzione di aprire al deposito dei nuovi contratti, quindi non potrebbero cominciare ad allenare un' altra squadra.
L' unica tutela è il buonsenso. L' allenatore dissidente comprometterebbe la sua immagine professionale. In più, non è detto che sia ancora desiderato: le società non hanno più fretta perché non conoscono i budget per la prossima stagione. Quindi è nell' interesse delle parti trovare un accordo che prolunghi il matrimonio. Solo che ne dovranno discutere, anche sul piano economico, e quando ciò accade senza alcuna "legge", il rischio di mandare tutto all' aria è, appunto, nell' aria.
 

 

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