Cerca
Logo
Cerca
+

Maurizio Ganz, il Milan femminile e i pregiudizi: "Basta, non c'è differenza coni maschi. Mai visti tanti addominali come tra le donne"

Alessandro Dell'Orto
  • a
  • a
  • a

«Nei prossimi giorni dovremmo sottoporci ai test sierologici e poi, se tutto andrà bene, ripartiremo con gli allenamenti individuali». Maurizio Ganz freme. Come quando entrava in area, come quando vedeva la porta, come quando - d' istinto - pum, la metteva dentro, gol, el segna semper lu. A 51 anni l' ex bomber di Brescia, Atalanta, Inter, Milan, Venezia, Fiorentina e Modena allena la squadra femminile dei rossoneri ed è secondo in classifica. Anzi, lo era finché il coronavirus ha sgonfiato anche il pallone delle donne mettendone in dubbio il futuro. «Il football femminile veniva dal Mondiale esaltante, dalla visibilità delle dirette Sky e lo stop è stato una beffa. Ma giusto: prima di tutto la salute e la vita. Ora, però, se ci sono le condizioni dobbiamo ripartire e riprenderci ciò che avevamo. Le ragazze si sono allenate a casa, ma non basta più. Se ci daranno l' ok per ricominciare andremo al Vismara già vestiti da calcio, suderemo seguendo le regole e torneremo a casa a fare la doccia».

Ganz, voi al Milan avete avuto giocatrici positive? 
«Fortunatamente no».
Lei quindi è per la ripartenza? 
«Sì. Mancano sei partite alla fine del torneo, più il recupero tra noi e la Fiorentina: in tre settimane si può concludere la stagione».
La Juve ha 9 punti di vantaggio proprio su voi e i viola, ma con una gara in più. 
«È ancora tutto aperto e non mi nascondo: allo scudetto ci penso».
Sarebbe clamoroso al primo tentativo. 
«Soprattutto perché sono arrivato tra lo scetticismo di molti». I
n che senso, scusi? 
«Alleno da 13 anni, ma non ero mai stato sulla panchina di un club femminile».
Non la reputavano adatto? 
«Vede, la gente fa delle discriminazioni assurde e non ha ancora capito che il calcio è calcio, a qualunque livello e senza differenze. Se ci metti passione e determinazione, puoi ottenere risultati ovunque. Le mie guerriere lo stanno dimostrando».
Scusi Ganz, lei dice che il calcio femminile è uguale a quello maschile?  
«Certo, cosa cambia?».
Beh, il fisico per esempio. 
«Le donne giocano tra loro, non contro extraterrestri, quindi il problema non si pone. Non si possono fare paragoni. Le ragazze magari hanno meno velocità nella conduzione della palla, ma tecnicamente e tatticamente sono ad altissimo livello. Che poi, anche sulla questione fisica...».
Dica. 
«Si allenano sei volte la settimana con una cura e una determinazione assoluta. Le assicuro che vedo più addominali nel calcio femminile di quanti ne vedevo da calciatore tra i miei compagni».
Oplà. Quindi non è d' accordo con chi vorrebbe rimpicciolire le porte o ridurre il campo per rendere le partite più spettacolari? 
«Assolutamente no. Chi pensa alle modifiche dovrebbe vedere qualche allenamento in più, per capire che questo è uno sport completo ed equilibrato».
Che ne pensa del professionismo? 
«Il Milan è avanti e paga i contributi alle ragazze. Il professionismo tutelerebbe maggiormente le atlete, ma tutelerebbe anche i club: lei sa che le calciatrici attualmente possono trasferirsi all' esterno anche se hanno un contratto in Italia?».
Ganz, ma come è nata questa passione per il football femminile? 
«Era destino».
Cioè? 
«Mia mamma Franca, da giovane, aveva fondato una squadretta di ragazze, che ha girato le sagre del Friuli dal 1976 al 1984 per sfidare gli altri comuni: lei portiere e capitano, mia sorella attaccante e io guardalinee».
Ecco perché ora si trova così a suo agio. Maurizio, una curuiosità: lei che tipo di allenatore è? 
«Amo lavorare con grande intensità e con queste ragazze mi trovo a meraviglia, perché non hanno paura della fatica».
Lei da giocatore ha avuto tanti bravi allenatori, vero? 
«Trentaquattro mister, tra cui sei ct, e da ognuno ho preso qualcosa».
Ganz, qualche nome: Sacchi, Lippi, Prandelli, Capello, Mancini, Spalletti, Pioli, Mondonico, Simoni. A chi si considera più vicino? 
«A uno che non ha citato: Lucescu, mio allenatore a Brescia. È stato il vero precursore del calcio moderno».
Zaccheroni, invece, cosa le fa tornare in mente? 
«Il tricolore di 21 anni fa al Milan. Galliani, di quel trionfo, ripete: "Su 18 scudetti vinti, quello è il più emozionante perché inaspettato"».
Con cinque gol decisivi di bomber Ganz. A proposito: tra le sue rossonere chi le assomiglia di più? 
«Valentina Giacinti: ha le mie stesse movenze e non molla mai».
Maurizio, ma al calcio dei maschi non ci pensa più? 
«Intanto voglio vincere qui e diventare il primo del Milan a conquistare uno scudetto da calciatore e uno da tecnico femminile. Poi vedremo».
Già che c' è, allora, perché non punta al triplete? Scudetto in rossonero da calciatore, da mister delle ragazze e da allenatore dei maschi in serie A... 
«Un sogno. Sarebbe meraviglioso».

Dai blog