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Nicolò Zaniolo, maledetti crociati: da Baggio a Ronaldo, storie di carriere "diverse" dopo il crac

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L'alba del giorno dopo la pessima notizia sul ginocchio di Nicolò Zaniolo porta due spunti di riflessione. Il primo è che il crociato rotto non è quello già operato, il destro, ma il sinistro. Significa che clinicamente non c'è errore nell'operazione, ma potrebbe esserci stato nella riabilitazione: troppo affrettata? Anni fa obbligava ad uno stop di un anno, ora sembra diventata una formalità di pochi mesi. Zaniolo ce ne ha messi 6, dal 12 gennaio al 5 luglio: in mezzo, però, c'è stato il lockdown che ha influito sulle strutture per la riabilitazione. Roberto Baggio, nella sua biografia, raccontò il primo intervento al ginocchio del 1985 come «qualcosa di terribile» in un'epoca in cui «un'operazione del genere era molto difficile». 

 

La medicina ha fatto passi da gigante, forse troppo quando si tratta di calciatori professionisti: i club hanno fretta di rivederli in campo, i medici li assecondano e alla fine della fiera aumenta il rischio di ricaduta. E questo sembra essere un punto della discordia di Villa Stuart, struttura a cui si affida la Roma, tra le altre, alle volte oggetto di malumori fra gli atleti che però nessuno esprime pubblicamente. Ora, l'operazione del talento giallorosso annunciata per oggi nella clinica romana è saltata: Nicolò e la sua famiglia vogliono prendersi qualche giorno per riflettere sul da farsi. Se anche clinicamente un giocatore operato può considerarsi guarito, non è detto che lo sia psicologicamente e nell'equilibrio della dinamica dei movimenti. Lo conferma una ricerca della University of Michigan pubblicata su Science Direct, secondo la quale questi interventi «provocano cambiamenti evidenti nelle attività cerebrali che sono all'origine delle difficoltà di recupero dell'articolazione e del rischio di nuove lesioni». 

E secondo la Philadelphia Health Center ormai è prassi: le operazioni per la ricostruzione dei crociati sono aumentate del 400% negli ultimi 10 anni e solo in Italia se ne contano 150mila all'anno. Poi, è ovvio, Zaniolo è stato sfortunato, e la sua muscolatura potente accentua il rischio. Così accadde a Ronaldo, il Fenomeno, che per altro condivide con il giallorosso la tendenza al dribbling che può portare ad un sovraccarico delle ginocchia. Ronaldo non tornò a quei livelli, ma giocò per anni al top. Ancor meglio fece Ancelotti, esempio citato da Andrea Ferretti, medico della Nazionale: «Negli anni '80, Ancelotti si ruppe prima un crociato, poi l'altro. Ma vinse tutto». Il secondo spunto è che Zaniolo può tornare, magari non «più forte», ma diverso. Dovrà farlo infatti rimodellando le sue caratteristiche, trasformando il gioco: meno sprint palla al piede e dribbling, più tecnica e intelligenza. 

 

È un peccato perché verrebbero meno le sue migliori caratteristiche, ma non è detto che sia un male: Xavi, ad esempio, dopo il 2006 limitò gli inserimenti e si trasformò in uno dei migliori centrocampisti della storia, o Milik, dopo le due operazioni, è diventato meno esplosivo, ma altrettanto prolifico. Si sono rotti 2 volte il crociato anche Perin, Florenzi, Strootman, Rossi, Ghoulam e Pavoletti. Ad eccezione di Pepito, tutti hanno avuto un calo di rendimento ma sono rimasti nei massimi campionati. Zaniolo aggiorna a 17 il conto dei crociati rotti negli ultimi 5 anni in casa Roma, tra Primavera e prima squadra, al punto che il sospetto ricade sui campi di Trigoria. Forse la nuova proprietà americana, entrata in sordina e volenterosa di fare le cose per il meglio, farebbe bene ad approfondire il problema, seppur aggiuntivo a quello che si presenta ora sul mercato. Ma tant' è: chi ben comincia è a metà dell'opera, anche se l'infortunio di Zaniolo complica il cammino. riproduzione riservata.

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