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Inter, l'Asl assegna lo scudetto di tampone: Covid, perché il protocollo è sempre più superato

Tommaso Lorenzini
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Dallo scudetto di cartone allo scudetto di tampone, la rima farà felici i detrattori dell'Inter, mentre Antonio Conte non ride per niente. Le nuove positività al Covid dei suoi giocatori sono come il gradino di una scala (a Pioli?) che si spezza all'improvviso. Magari alla lanciatissima capolista un colpo di reni basterà a superarlo, oppure l'inciampo sarà pernicioso, a questo punto della stagione: pensiamo, per esempio, a un Paulo Dybala che ha impiegato 46 giorni per negativizzarsi. Dunque dopo Handanovic e D'Ambrosio, anche De Vrij e Vecino sono risultati positivi, in seguito ai test effettuati mercoledì. 

 

I due nerazzurri sono già in quarantena a casa. L'Ats di Milano ha deciso la sospensione immediata delle attività di squadra per quattro giorni, il divieto di disputa di Inter-Sassuolo in programma domani, e l'impossibilità di rispondere alle convocazioni per tutti i calciatori chiamati dalle Nazionali (il prossimo weekend c'è infatti la pausa, ma la Croazia fa sapere che cercherà in ogni modo di avere Perisic e Brozovic). La Lega serie A ha seguito la linea già adottata per Lazio-Torino, non ci sarà ko a tavolino e il match sarà recuperato, probabilmente il 7 aprile, lo stesso giorno di quello Juve-Napoli che continua a dividere. Lunedì, prima dell'eventuale ripresa delle attività ad Appiano, verranno ripetuti i tamponi molecolari al gruppo squadra (fra i dirigenti, Ausilio è negativizzato, Marotta non ancora ma è dato in miglioramento). La preoccupazione, tuttavia, è per quei nerazzurri che ancora non hanno contratto il virus. 

E, considerando i titolari, sono in parecchi: Hakimi (per lui solo un falso positivo), Barella ad Eriksen, passando per Perisic, fino ad arrivare alla coppia gol Lautaro-Lukaku. Il prossimo appuntamento per l'Inter sarà dunque a Bologna il sabato di Pasqua (3 aprile, 20.45). Per i contagiati, il protocollo Figc prevede che, dopo il tampone positivo, il primo test negativo "utile" per tornare ad allenarsi debba arrivare non prima di dieci giorni. D'Ambrosio è risultato positivo il 16 marzo, Handanovic il 17, De Vrij e Vecino il 18: in caso di esame negativo sarebbero arruolabili per il Bologna. 

Il caso Inter, comunque, riporta d'attualità un tema divisivo fin dall'inizio, che fa esclamare parecchi "comunque vada, il campionato è falsato". Lo abbiamo scritto più volte che il protocollo preparato e adottato dal mondo del calcio per permettere ai campionati (più che altro "al" campionato, quello di serie A) di ripartire e giocare era scricchiolante e superato col passare dei mesi. Del resto lo stesso protocollo è contraddittorio, c'è un chiaro vulnus, consegna il calcio ad autorità esterne (in questo caso le Asl territoriali). Quel calcio che reclama sempre autonomia e che invece, scrivendolo pure ma facendo finta di no, ha delegato la gestione delle proprio emergenze alle istituzioni sanitarie. Il problema è che le singole Asl hanno adottato provvedimenti (legittimi) non proprio omogenei a fronte di situazioni (almeno apparentemente) assai simili. 

 

Il protocollo avrebbe dovuto servire proprio per evitare questo. Viene in mente il caso del Parma, che a ottobre nonostante i sette positivi viene mandato a Udine a giocare (3-2 per i friulani); viene in mente il Genoa col focolaio in esplosione eppure mandato a Napoli a fine settembre (finendo ko 6-0) e poi costretto a giocare da decimato le successive partite; viene in mente proprio il Napoli, che il sabato dopo alla vittoria facile sul Grifone non viene autorizzato ad andare in casa della Juve avendo tre positivi (due giocatori) nel gruppo squadra; viene in mente il Torino, che ottiene di saltare le partite con Sassuolo (sette contagiati, la Asl piemontese temeva il pericolo della variante inglese) e poi quella con la Lazio, quando i positivi erano saliti a tredici. Viene in mente il derby di Milano d'andata (2-1 per il Diavolo), giocato mentre nel Milan c'erano Duarte e Gabbia in quarantena e nell'Inter erano assenti per positività Gagliardini, Nainggolan, Bastoni, Skriniar e Radu. 

Viene in mente Inter-Juve di gennaio (2-0), con Pirlo senza i positivi Alex Sandro, Cuadrado e de Ligt. Tutti casi (perdonateci se ne dimentichiamo qualcuno) trattati diversamente, nonostante il protocollo sia uno solo, scatenando un clima di veleni, sospetti e sui social commenti deliranti vergati da chi vede la vita (non solo il calcio) indossando gli occhiali del tifo a oltranza. Buon campionato a tutti.

 

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