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"Impunità di gregge": sesso, bugie e omertà nello sport. Il libro-bomba smaschera gli orchi

Sara Cariglia
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Mentre Suo glorioso ed eccelso regno dello sport continua a fare acqua da tutte le parti, l'Italia fa orecchie da mercante. Così non stupisce che ad aprire la botola dell'infamia ci abbia pensato Impunità di gregge, il primo libro-verità che dedica fiumi di parole alla truculenta faccenda inerente agli abusi sessuali in ambito sportivo in Italia.

La (s)co(i)nvolgente inchiesta edita da Chiarelettere (2021), e vergata da Daniela Simonetti, con prefazione di Marco Travaglio, buca il muro dell'omertà. Che gli sport di squadra fossero universi retorici, antiquati e omofobi, inclini a rievocare «forme di nonnismo da caserma», con faune e flore governate da sinistri e tronfi codazzi di coach «incensati come santoni da sodali e fiancheggiatori», era cosa già nota in Italia. Però, che taluni "cattivi maestri": allenatori, medici, massaggiatori e dirigenti, fossero orchi pervertiti abituati a muoversi tra campi da gioco e spogliatoi con la disinvolta sicumera di vecchi tromboni dall'anima nera, non si era ancora mai sentito. 

I CASI PIÙ FREQUENTI
Ma ci si chiede: da quando il mondo sportivo si è messo in casa pervertiti, pedofili, molestatori, sex offender e plurigiudicati della peggior specie? Ben ferrata su codici, codicilli, e con pamphlet alla mano, la giornalista dell'Agenzia Ansa, risponde: «È un problema che esiste da sempre; tuttavia si è aggravato non appena il Coni nel 2014 è riuscito a far esentare i collaboratori sportivi dall'obbligo di presentare i cosiddetti certificati anti-pedofilia. Il fatto che oggi persino un tossicodipendente arrestato in flagranza di reato con precedenti penali, possa continuare indisturbato a rivestire il suo ruolo di istruttore equestre, è inconcepibile». 

Che le maglie larghe della giustizia sportiva stiano facendo cilecca? Difficile stabilirlo con sicurezza, quel che è certo è che il gaio letamaio messo alla gogna da Impunità di gregge è pieno zeppo di mele marce. La cattiva notizia? I pomi guasti sono in costante crescita: «Un atleta su 7 under 18 anni ha dichiarato di aver subito molestie. L'aggravante? Su 100 reati soltanto 35 vengono denunciati» stima la segugia dell'Ansa. Nell'intricato dedalo della vita sportiva, sembra essere l'equitazione ad avere con grande sorpresa la maggiore incidenza di abusi a sfondo sessuale per tesserati: «Ma anche il volley è un gioco ad alto rischio» paventa l'autrice. «Mentre il primato delle violenze sessuali spetta al calcio, quello del bullismo tocca al rugby e all'hockey. E poi c'è il nuoto, il quale invece contempla spesso un curioso rituale: il taglio dei capelli alla vittima». 

LO SCENARIO
Attenzione però: da vittime a imputate il passo è breve, avverte la mecenate dello sport mentre scoperchia in toto il vaso di Pandora e sfida la spocchia degli incompetenti che alberga l'establishment sportivo: «Le vittime sono un fardello di cui disfarsi velocemente perché gettano ombre lunghe su una reputazione già frantumata da altri scandali, dal doping al match fixing, fino alle scommesse clandestine». Insomma, «talpe ovunque», come scrive l'inchiestista dal coté ribelle, la quale aggiunge altra carne al fuoco: «Trovo assurdo che la giustizia sportiva sanzioni con cento commi diversi lo sputo contro arbitri o avversari, e non ne contempli nessuno che punisca gli atti di pedofilia o violenza sessuale». Inutile dire che nella Repubblica degli omertosi le campane sono tante, ragion per cui bisognerebbe ascoltarle tutte. In piena tempesta epidemiologica, ve n'è una fuori dal coro, la quale echeggia lungo lo Stivale al grido di «rappresenterò tutto ciò che non è mai stato rappresentato nello sport».

La voce è quella di Antonella Bellutti, la prima candidata donna in corsa per la poltrona di numero uno del Coni. Rompere il silenzio per la bi-olimpionica vuol dire anzitutto servire lo sport: « Nonostante il grande sforzo dei Centri antiviolenza lo Stato deve fare molto di più». A dispetto delle criticità presenti, la commendatrice della Repubblica volge lo sguardo al nuovo: «È anche importante dire che nella Riforma dello sport si parla esplicitamente dell'obbligo da parte del mondo sportivo di prevenire e contrastare la violenza e gli abusi nello sport: è un grande passo avanti».

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