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Ciro Immobile e Urbano Cairo: "Insultato negli spogliatoi", "Io so chi sei". Rissa negli spogliatoi: si finisce in tribunale?

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Ciro Immobile non ci sta e nel dopo-partita di Lazio-Torino, probabilmente nervoso anche per il penalty sbagliato nel finale, ha postato su Instagram la sua rabbia per quanto successo negli spogliatoi, raccontando di essere stato assalito verbalmente dal suo ex presidente Urbano Cairo. Le parole di Immobile sono chiare: "Tutti sanno chi è Ciro Immobile. Dentro il campo, e soprattutto fuori. Posso accettare le critiche al calciatore, non gravi offese diffamatorie all’uomo che sono. Soprattutto se quest’ultime arrivano da dirigenti del mondo del calcio. Al termine della partita di questa sera il Presidente del Torino Urbano Cairo mi ha raggiunto all’ingresso dello spogliatoio della Lazio iniziando ad offendermi, a scagliarsi verbalmente nei miei confronti rivolgendomi gravi accuse infamatorie, accusandomi di aver giocato la partita con “il sangue agli occhi", proseguendo poi e chiudendo con "non posso tollerare ingiurie ed infamie che diffamino, senza alcun valido motivo, la mia persona". 

 

 

 

 

Poco dopo era arrivata la replica dello stesso Cairo, sempre su Instagram, ricordando le vicissitudini in granata del giocatore e svelando che, "mi ha fatto dire dal suo procuratore, che per motivi personali non poteva restare a Torino. E allora non l’ho riscattato perché ho capito chi è Ciro Immobile...". Questa mattina la Lazio ha scritto una nota in favore del suo giocatore: "Tuteleremo il nostro Capitano e la Società in tutte le sedi, legali e sportive, dalle accuse infamanti che rispediamo convintamente al mittente", preannunciando che la tensione, scoppiata anche in tribuna dopo la fine del match tra Lotito e Cairo, avrà delle conseguenze. Infine, in questo lungo contenzioso, stamattina, mercoledì 19 maggio, la nuova replica di Cairo: "Immobile l'ho avuto due volte come giocatore, lo stimo tantissimo, è un grande giocatore. Ma quando lo vedo buttarsi per chiedere un rigore che non c'è, non è lealtà sportiva. Ma giocare con il sangue negli occhi tutti devono farlo", ha spiegato ai microfoni di 'Tutti convocati' su Radio24.

 

 

 

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