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Tokyo 2020, la tortura della mascherina: "Mettila subito", gli atleti obbediscono e soffocano

Fabrizio Biasin
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Quando sei piccino mamma e papà ti iscrivono agli sport «così diventi forte e sano»: qualcuno sceglie il nuoto, altri il judo, quando diventi più grandicello sotto con le discipline a squadre «così impari a stare con gli altri»; e quindi calcio, pallavolo, rugby, basket e, insomma, questo per dire che nessuno sceglie per suo figlio i 3000 siepi, neanche i genitori molto sadici. I 3000 siepi sono una specialità devastante dell'atletica. Tu parti insieme ad altri infoiatissimi atleti per completare 7 giri e 1/2 a velocità siderale. Già così trattasi di tortura medievale, ma in più ci sono le siepi.

 

 

Per "siepi" si intende una serie di ostacoli (35) alti 91 cm (76 per le donne), di cui 28 normali e 7 con l'acqua (riviera). Questa cosa, che solo a scriverla ti viene l'ansia, a Tokyo è diventata una pratica inaccettabile: 'sti poveri malcapitati, già rovinati dai genitori che hanno scelto per loro siffatta condanna («papà, io vorrei giocare a golf», «no, 3000 siepi e muto») all'arrivo, dopo 8' abbondanti di corsa serrata, vengono accolti dalle maestranze giapponesi che li guardano ansimare, li avvicinano e senza pietà gli allungano la mascherina. «Metti subito». Insistono. E quelli, ancora totalmente in debito d'ossigeno non hanno alternative e... ubbidiscono. E soffrono. Si vede. Fate qualcosa.

 

 

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