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Tokyo 2020, Gianmarco Tamberi e Barshim: il dramma comune dietro all'oro a pari merito, come si arriva alla decisione

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La domenica più bella, forse, nella storia dello sport azzurro, quella di ieri, da Tokyo 2020. Prima Gianmarco Tamberi nel salto in alto, poi Marcell Jacobs nei cento metri stile libero. Pensieri che fino a poche ore fa erano proibiti anche nei sogni più dolci. E invece è tutto vero. Tutto in 11 minuti. Una goduria infinita, una doccia di gioia e adrenalina.

 

E qui si torna a parlare della rivincita di Gimbo, dell'oro a parimerito col qatariano Mutaz Essa Barshim, "il più forte saltatore di sempre", per dirla con le parole di Tamberi, "uno che quando lo ho conosciuto ho pensato subito fosse un matto. I due, come è noto, hanno scelto di condividere l'oro, così come previsto dal regolamento. Potevano decidere tra uno spareggio e il primo posto pari merito, hanno optato per la seconda. Dalla diretta sembrava fosse il nostro Gimbo quello più propoenso alla doppia medaglia d'oro, ma entrambi hanno poi detto di essere stati subito d'accordo.

 

E come mai, erano d'accordo? Il punto è che i due sono amici veri, per quanto rivali. E soprattutto hanno condiviso un dramma: Tamberi quello dell'infortunio al meeting di Montecarlo, nel 2016, poco prima di partire per Rio, partenza sfumata. Brashim invece due anni dopo, salta il tendine. Un dramma, per un saltatore. E i due si sono consolati, sono stati vicini l'uno all'altro. I due rivali, nel momento peggiore, sono stati l'uno vicino all'altro. Ecco spiegato perché nel momento della scelta, nessuno ha voluto privare l'altro del sogno di una vita, l'oro alle Olimpiadi.

 

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