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Tokyo 2020 dopo Wimbledon ed Euro 2020: ecco perché è l'estate azzurra più bella di sempre

Fabrizio Biasin
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Avete presente quella cosa (meravigliosa) che capita ogni tanto in autunno? Fate il cambio dell'armadio e trovate "la cinquanta euro" dimenticata in tasca l'anno prima. Ecco, stiamo vivendo quella cosa lì. La goduria, quella vera, ti prende il cervello quando non è prevista, quando arriva all'ultimo secondo, quando è purissima endorfina rilasciata a ettolitri sotto forma di impresa, in questo caso tricolore. Quella che stiamo vivendo è semplicemente l'estate sportiva più bella di sempre. Per carità, magari all'epoca degli Achei abbiamo vinto qualunque cosa ai Giochi del Peloponneso e non ce lo ricordiamo, ma la serie di eventi capitati dalla vittoria dei Maneskin in avanti è qualcosa di inimmaginabile. Sì, i Maneskin, perché è dal trionfo all'Eurovision che si è scatenata la libidine azzurra: i quattro rockettari mettono alle spalle la Francia, i francesi ci danno dei drogati, noi ce ne fottiamo e suoniamo il po-po-po.

 

 

Dice il precisino: «Ma quella era musica e qui parliamo di sport». Hai ragione, precisino. Fatto sta che poco dopo inizia l'Europeo di calcio: l'Italia di Mancini pare in buona forma, pensi che potrà far bene ma non ti immagini l'apoteosi. E invece l'apoteosi arriva. E sono vittorie a raffica. E sono strombazzate nelle strade alla faccia del «no agli assembramenti!». Esono osanna in serie fino alla finale di Wembley dell'11 luglio. Ma ci arriviamo fra un po'. Prima è il caso di fare un passo indietro. È il 5 luglio e l'Italbasket si gioca la qualificazione ai Giochi contro la Serbia, in Serbia. L'impresa è oltre l'impossibile, guardiamo la partita con la certezza che, nel migliore dei casi, celebreremo un'onorevole sconfitta. Neanche per idea: Sacchetti e i suoi ragazzi spazzano via la corazzata e iniziamo a comprendere che i gorgheggi di Damiano (sì, quello dei Maneskin) hanno innescato una specie di magia. E allora torniamo all'Europeo di calcio, a Londra. Il giorno della finale, a qualche chilometro dal tempio del football, si gioca un'altra partita, quella tra Berrettini e Djokovic che poi è la prima finale conquistata da un azzurro sul prato più prestigioso del mondo. Matteo vince il primo set, poi si arrende di fronte a Iddio Nole, ma che bellezza il nostro tennis. Che è quello di Matteo, certo, ma anche di Sinner, Musetti, Sonego, Fognini e tutti gli italiani che in questa stagione hanno portato i nostri colori a okkupare il ranking Atp (10 tennisti nei primi 100 posti della classifica).

 

 

Ma dicevamo di Wembley. La sfida contro l'Inghilterra ce la ricordiamo tutti: loro celebrano la vittoria prima dell'inizio e fanno un casino che metà basta, noi scegliamo saggiamente di attendere la fine della partita. Non siamo mica scemi. Al minuto 95' Chiellini ferma con un fallaccio l'inglese Saka e non sa che quell'immagine diventerà «il fallo più iconico della storia dello sport». O quantomeno il meme più abusato di sempre. Ed è il momento di Tokyo. Noialtri siamo già sazi, una cosa come: «Ragazzi, abbiamo vinto gli Europei, siamo già belli sereni, evitate di fare figure di melma e va bene così». Ma poi si inizia a combattere e succedono "cose": il primo giorno portiamo a casa un oro nel taekwondo e cara grazia se sappiamo cosa sia, il taekwondo. Ci pensa Vito dell'Aquila. Poi arrivano una sfilza di bronzi che sono tanti ma fanno storcere il naso a molti sapientoni («bah, la solita Italietta»). I borbottii diventano lamenti quando la scherma ci tradisce e manca l'oro per la prima volta da Mosca 1980 («siamo poca roba»), ma invece nel frattempo abbiamo portato a casa gli ori con Valentina Rodini e Federica Cesarini nel doppio pesi leggeri e quello nella vela con Tita-Banti.

E inizia l'atletica, anzi, è già iniziata e «non combineremo nulla, a Rio non abbiamo acchiappato neppure un bronzetto». Zitti! Infedeli! L'Italia scende in pista e si scopre la Nazione più veloce del mondo. La domenica di Jacobs e Tamberi che vincono l'oro a distanza di 10 minuti l'uno dall'altro rischia di farci andare in overdose da adrenalina, poi arrivano "Ganna e i suoi fratelli", infine la (stra)marcia di Stano e giornata di ieri. E inzia la Palmisano, che ci fa diventare "i cannibali della 20 km". E poi Busà, oro nel karate nella prima volta del karate ai Giochi. Non ce la facciamo più, troppo godimento. E infatti siamo esausti quando Bragagna richiama la nostra attenzione per il via della 4x100. Ci siamo qualificati per la finale e «se strappiamo un bronzo è grasso che cola». Ma questa è l'estate azzurra. La più bella di sempre, sportivamente parlando. E allora arriviamo all'ultimo cambio, quello dell'ex velocista e ora commentatore Stefano Tilli che urla «Lo prendi Filippo!». E Filippo è Tortu. E Tortu e gli altri azzurri mettono dietro la Gran Bretagna per un solo centesimo. E gli inglesi titolano «No!, Ancora l'Italia» (Daily Mail). E noi ringraziamo il Dio dello sport, perché ci ha regalato siffatta grazia dopo due anni di merda, passati a insultare quelli che uscivano di nascosto a fare la corsetta.

 

 

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