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Coronavirus, bomba sui Mondiali in Qatar: "Non mandiamo i giocatori in Nazionale". Premier, Liga e Serie A contro la Fifa

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La rivolta dei club contro la Fifa mette a serio rischio le qualificazioni al Mondiale di Qatar 2022. Il torneo per la prima volta nella storia del calcio si disputerà in inverno (dal 22 novembre al 18 dicembre), complicando non poco il già fittissimo calendario della stagione. Ad aggravare il tutto, il problema Coronavirus ancora tutto da risolvere. La preoccupazione delle società è quella di dover mandare in giro per il mondo i propri giocatori, impegnati nei match di qualificazione, per poi riaccoglierli positivi al Covid e costretti, dunque, a finire in quarantena indisponibili per campionati nazionali e coppe. Un disastro tecnico ed economico. 

Il Liverpool guida la rivolta, negando all'Egitto la convocazione della sua stella Momo Salah. La Premier League si è accodata ai Reds e ora lo stesso farà la nostra Lega Serie A. , così come già annunciato dalla Liga spagnola. Di fatto, dunque, i tre principali campionati europei in una versione riveduta e corretta della Superlega abortita qualche mese fa. Ma con effetti potenzialmente ancora più devastanti, perché in ballo non ci sono Uefa e Champions League ma Fifa e Mondiali.  "La Lega Nazionale Professionisti Serie A - si legge - comunica che, in occasione della finestra Fifa di settembre 2021, sosterrà in ogni sede la decisione delle proprie squadre di non rilasciare i calciatori convocati dalle rappresentative nazionali per giocare in Paesi, al cui rientro in Italia, sia previsto l'isolamento fiduciario in ottemperanza alle disposizioni di legge vigenti in materia di Coronavirus".

"Il rilascio dei giocatori nelle prossime finestre internazionali è una questione di grande urgenza e importanza - ha replicato Gianni Infantino, presidente Fifa -. Sono grato per il sostegno e la cooperazione di molti protagonisti in questo periodo difficile. Chiedo una dimostrazione di solidarietà da parte di ogni associazione membro Fifa, di ogni Lega e di ogni club, per fare ciò che è giusto e corretto. Molti dei migliori giocatori del mondo competono nei campionati di Inghilterra e Spagna e Italia, e crediamo che questi Paesi condividano anche la responsabilità di preservare e proteggere l'integrità sportiva delle competizioni in tutto il mondo".

 

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