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Michael Schumacher, le cartelle cliniche rubate, il suicidio lampo e le cellule staminali: cosa non torna

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Come sta davvero Michael Schumacher? Del drammatico incidente sugli sci a Meribel, del 29 dicembre 2013, si è detto e scritto di tutto. Nonostante il massimo riserbo custodito dalla moglie del campione di F1 e icona Ferrari, Corinna, e dai due figli del pilota tedesco, negli anni sono emersi alcuni dettagli inquietanti e destabilizzanti che in qualche modo hanno aperto uno squarcio sulla vita quotidiana (o forse sarebbe meglio dire "l'inferno") di Schumi. 

 

 

 

 

 

Nel nuovo documentario di Netflix che raccoglie anche importanti dichiarazioni dei familiari che finalmente sembrano confermare, purtroppo, la triste verità sullo stato semi-vegetativo di Michael, ci sono due passaggi che meritano di essere sottolineati. L'estate successiva all'incidente, vengono rubate le cartelle cliniche in concomitanza al trasferimento dell'illustre paziente alla clinica Vaudois di Losanna, vicino a Gland e a villa Schumacher. In ballo c'è la rieducazione neurologica di Schumi, e le "spifferate" sulla sua salute valgono 50mila euro. Tanto l'autore del furto chiede ad alcune testate svizzere, inglesi e tedesche. L'autore del furto sarebbe un 54enne dipendente della Rega, la società di elisoccorso svizzera incaricata del trasporto del campione. L'uomo viene arrestato a inizio agosto e poche ore più tardi si impicca nella cella del carcere di Zurigo. Disperazione per il fango piovutogli addosso da innocente o pentimento dopo essere stato riconosciuto colpevole?

 

 

 

 

Altro giallo, le cure a cui è sottoposto Schumi. Da 7 anni si parla di "lungo cammino" e di terapie sperimentali. Filtrano indiscrezioni di viaggi dalla Svizzera alla Germania, dal sole di Maiorca utile alla riabilitazione a Parigi, negli studi di guru e luminari della scienza. Si parla di cellule staminali, ci si appella quasi al miracolo. Ma la frase di Corinna a Netflix, "Michael mi manca ma è qui in maniera diversa e ci dà forza", sembra chiudere ogni conto. Non c'è speranza che tenga, solo tanta forza di volontà. 

 

 

 

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