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Mario Sconcerti, la crisi di Juventus e Max Allegri: "Il vero problema? Il rapporto tra Andrea Agnelli e John Elkannn"

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Sui pronostici Mario Sconcerti è rivedibile, ma sull'analisi della crisi della Juventus appare, oggi, difficilmente contestabile. Alla vigilia dell'ultima giornata di Serie A, lo storico opinionista calcistico del Corriere della Sera aveva predetto le vittorie di Milan, Inter e Juventus. Ha azzeccato solo il primo (2-0 alla Lazio), sbagliando quelli sui nerazzurri (2-2 in casa della Sampdoria) e soprattutto sui bianconeri (ko 2-1 a Napoli). Oggi prova garbatamente a correggere il tiro: "Le squadre in testa non hanno niente da costruire, arrivano da un passato compiuto di cui hanno fatto un investimento". Ecco spiegato dunque l'exploit di Napoli e Milan, squadre che "non sembrano di inizio settembre, hanno già tanta strada alle spalle" e che "adesso possono permettersi di dominare vecchie grandi squadre come Juventus e Lazio". Detto della Roma, "un po' corta, incompleta, ma portata comunque su confini diversi dal carisma maturo di Mourinho", si è aperto ufficialmente il caso Juve.

 

 

 



"Siamo in un campo che va oltre l'aspetto tecnico - sottolinea Sconcerti -. C'è una difficoltà di base mai conosciuta. Perché Andrea Agnelli non è il proprietario della Juve come era l'Avvocato, è sottoposto alla monarchia di John Elkann a cui l'Avvocato affidò a suo tempo la cassa dell'azienda". Dunque, "per qualunque disegno appena estemporaneo Andrea deve chiedere la copertura di John". "Sintetizzando, forse brutalmente, ma la brutalità non è mia, sta nelle scelte ereditarie di una grande famiglia - conclude Sconcerti -, la Juventus non ha più alla guida il numero uno Fiat". "Successe all'epoca Umberto Agnelli-Giraudo, ma lì i protagonisti erano tutti anziani signori. Qui sono giovani energie che hanno ancora un bisogno di dimostrarsi". Non è, dunque, un problema di soldi. "Il problema è che un Agnelli deve chiedere quei soldi sempre a un altro Agnelli". Le conseguenze le pagano la squadra e Mister Max Allegri: "Non si può coprire 700 milioni di deficit e rinforzarsi, non ci riesce nessuno".

 

 

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