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Moustapha Cissè, una favola all'Atalanta: dalla squadra di rifugiati al gol in A, tutto in un mese

Federico Strumolo
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L'ultima favola che regala il calcio italiano ha come protagonista Moustapha Cissé. Diciottenne centravanti guineano, che fino a poche settimane fa era un dilettante, dopo aver iniziato a giocare a calcio in Italia con i leccesi della Rinascita Refugees, squadra di rifugiati della Seconda categoria pugliese, e domenica sera ha segnato nel suo debutto in serie A, permettendo all'Atalanta di vincere 1-0 in casa del Bologna. 

 

 

Controllo di destro e mancino secco all'angolino basso per trasformare in oro il passaggio di Mario Pasalic, uno che fino a poco tempo fa poteva solo ammirare in televisione, e mettersi alle spalle un passato complicato, guardando a un futuro, si spera, ricco di gloria. D'altronde quella di Cissé è una storia terribilmente d'attualità e di sofferenza. Con quel viaggio a 16 anni, in seguito alla prematura scomparsa del padre, per raggiungere l'Italia da Conakry, la capitale della Guinea, paese di 13 milioni di abitanti nell'Africa occidentale. Alla ricerca di una nuova vita, migliore, lontana dalle difficoltà e dalla povertà della sua terra di nascita. È stato accolto a Carmiano, nel Salento, e per fortuna sulla sua strada ha trovato il calcio e, in particolare, la già citata Rinascita Refugees. 

 

 

Una squadra composta esclusivamente da ragazzi richiedenti asilo (il cui slogan è «Diamo un calcio al razzismo»), con l'obiettivo di accoglierli e integrarli nel nostro Paese. Essendo extracomunitario, non poteva essere tesserato e ha iniziato giocando solamente amichevoli e tornei, ma a suon di gol ha fatto capire a tutti che quel mondo gli andava stretto. E allora si è inserita l'Atalanta, merito anche della segnalazione del consulente legale Roberto Nitto ("Hanno mandato tutto l'entourage a Carmiano e lo hanno scelto immediatamente" racconta), con un'operazione in perfetto stile Dea, aggiudicandoselo a parametro zero e tesserandolo a febbraio. Nemmeno un mese fa, il 23, la firma sul contratto triennale, il primo da professionista, e i primi gol con la formazione Primavera, 3 in altrettante partite. Tanti da convincere Gian Piero Gasperini, uno che di giovani ha già ampiamente dimostrato di capirne, a puntare sudi lui. 

L'emergenza in attacco, tra i lungodegenti Duvan Zapata e Josip Ilicic (Gasp spera di ritrovarli dopo la sosta), l'infortunio dell'ultimo momento anche di Jérémie Boga e la mancanza di condizione di Luis Muriel, ha fatto il resto. Con quel gol fondamentale per vincere in casa del Bologna, appena 17 minuti dopo il suo ingresso in campo in sostituzione proprio di un grande del ruolo come Muriel, e restare aggrappati a quel quarto posto lontano 8 punti (ma che possono diventare 5, dalla Juventus, vincendo il recupero contro il Torino). Ma all'interno della favola di Cissé, è impossibile non elogiare le incredibili abilità mostrate una volta di più dal reparto osservatori dell'Atalanta. Che negli ultimi anni è diventata un riferimento in Italia, per la capacità di scoprire giovani talenti, lanciarli nel grande calcio e venderli, iscrivendo a bilancio ricchissime plusvalenze. È presto per dire se anche Cissé vivrà questa parabola, ma se il buongiorno si vede dal mattino, la sua sarà una carriera luminosa.

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