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José Mourinho chiama? Il fedelissimo non tradisce mai: chi arriva alla Roma

Gabriele Galluccio
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Una volta Dani Alves ha detto che essere allenati da Guardiola «è meglio del sesso»: è gioia e divertimento, è la quintessenza del calcio. Non è allora un caso che l'antagonista di Pep sia José Mourinho, un allenatore per cui uno come Ibrahimovic avrebbe "ucciso". Le motivazioni, gli stimoli sono la specialità del portoghese, prima ancora dell'acume tattico: per questo nel corso degli anni Mourinho è diventato un personaggio divisivo. Impossibile piacere universalmente quando si è così esigenti, a tratti ossessivi, con se stessi e con gli altri: non tutti sono in grado di reggere una pressione del genere.

Se Pep può contare su tanti discepoli adoranti, invece José può vantare alcuni uomini devoti: tra questi c'è Nemanja Matic, il cui acquisto a parametro zero da parte della Roma è passato in sordina. Il centrocampista serbo non è più di primo pelo (34 anni il prossimo agosto), ma ha alle spalle una carriera di alto livello in Premier League e non dovrebbe avere problemi a fare ciò che gli riesce meglio anche nella povera Serie A, ovvero la diga davanti alla difesa. Con Mourinho ha disputato 159 partite tra Chelsea e Manchester United: la loro miglior stagione nel 2014-15, quando a Londra hanno vinto campionato e coppa di lega, con il serbo che è stato inserito nella squadra dell'anno della Premier.

 

Nella prima uscita pubblica da romanista, Matic ha ripetuto due parole in riferimento a Mourinho: vincente e energia. «Lavorare con lui può essere difficile - ha dichiarato ma è un vincente ed è esattamente ciò che voglio dal mio allenatore. Abbiamo un'ottima connessione, José trasmette quell'energia particolare ai calciatori».
Allo stesso tempo Mourinho non è più duro e antipatico come una volta, o forse lo è un po' di meno.

 

 

Da uomo intelligente ha capito che in una piazza storicamente e romanticamente perdente come quella giallorossa serve qualcosa di diverso: l'empatia. José non ha più calciatori del massimo livello e ha quindi scelto di privilegiare i rapporti umani: la Roma è arrivata lontana dalla zona Champions, ma se ha vinto la Conference League è perché tutti hanno creduto fermamente nel "processo". Rendere la Roma una squadra in grado di competere per i vertici italiani non sarà facile né immediato, ma rispetto al passato José ha un'arma in più: la pazienza di chi non ha nulla da dimostrare, che si fonde con l'ambizione di arrivare a realizzare qualcosa che non è riuscita quasi a nessuno in una città come Roma, che è stata tante cose ma mai la "caput mundi" calcistica. Ora Mou potrà avvalersi nella sua missione anche del "soldato" Matic, che è soltanto l'ultimo di una lunga serie di alter ergo in campo, come fu Johan Crujff per Rinus Michels o Ricardo Carvalho proprio per José. Il difensore lo ha seguito ovunque tra Porto, Chelsea e Real Madrid, per un totale di 291 partite: insieme hanno vinto tutto, segno che i rapporti umani possono essere alla base del successo. 

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