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Gianmarco Tamberi "ha licenziato suo padre": drammatica rottura, cosa c'è dietro

 Tamberi

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A soli 12 giorni dai Mondiali di atletica di Eugene, in Oregon (Usa), arriva la notizia a sorpresa: Gianmarco Tamberi ha deciso di separarsi professionalmente dall’allenatore, nonché suo papà Marco Tamberi. Questo per le insanabili divergenze tecniche tra io due. L'intervista del campione olimpico in carica al Corriere della Sera chiarisce le ragioni di una scelta che giunge inaspettata, o quasi: la lite plateale con Fassinotti, i guai fisici, ora il divorzio dal padre. Per lui non è un momento felice e sereno, nell'imminenza ormai del mondiale outdoor, unico trofeo che manca nella sfolgorante bacheca del fenomeno marchigiano: “Questa scelta nasce dall’analisi della stagione fin qui disputata — dice Tamberi al Corriere — Siamo ben al di sotto delle aspettative tecniche e c’è stato uno scambio di opinioni su cosa non stesse funzionando fin qui nella preparazione, ed è emersa una diversità di vedute”. 

 

 

Tamberi: “Non sono spaventato di avere in pedana un altro allenatore”
E ancora: “Non voglio in alcun modo compromettere la gara più importante dell’anno, insistendo su una strada che non ritengo giusta, e mangiarmi le mani a posteriori per non avere avuto il coraggio di prendere in mano la situazione. Questo c’è alla base della mia decisione — spiega il marchigiano — Non mi spaventa il fatto di essere affiancato in pedana da un altro allenatore, è già successo molte volte in questi anni, per diversi motivi, e questa evenienza non mi ha mai precluso la possibilità di fare prestazioni di alto livello, altrimenti non avrei mai fatto questa scelta. La mia priorità attuale è sistemare il problema fisico che ho alla gamba di stacco, unico eventuale impedimento alla possibilità che io superi misure competitive nella sfida mondiale di Eugene”.

 

 

Martedì in Germania, poi si vola in Oregon
Adesso l’obiettivo “è concentrare tutte le mie energie sull’obiettivo iridato senza distrarmi su quale potrà essere la figura tecnica che mi affiancherà post 2022 nella preparazione della stagione successiva — ha concluso Tamberi — Gareggiare supervisionato da un altro allenatore non è un azzardo, nella nostra disciplina il coach è essenziale in tutte le fasi di allenamento e programmazione, in gara sono gli automatismi e le sensazioni dell’atleta a essere i veri fattori determinanti ai fini della performance. Sono un agonista e calcolo ogni rischio”. Continuare insieme era diventato troppo complicato. Già alla vigilia di Tokyo avevano sfiorato la rottura: “Troppe tensioni, troppi insulti: mi sono reso conto di aver quasi superato il limite” ha ammesso Marco in Giappone. Gianmarco va avanti da solo. Martedì vola a Monaco di Baviera per risolvere un problema allo psoas (secondo le discipline orientali, non a caso, il muscolo dell’anima), da lì in Oregon. Al Mondiale si autogestirà sotto la supervisione della Federatletica, per un nuovo inizio.

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