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Lautaro e Lukaku, Lu-La ritrovata. Ma Inzaghi... Qual è il problema dell'Inter

Claudio Savelli
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L'Inter ha cambiato due soli titolari che però cambiano tutto. Perché erano i perni del gioco, anche se geograficamente decentrati: l'esterno sinistro non è più Perisic e non ne esiste uno simile in rosa (nemmeno sul mercato), tant' è che Inzaghi sta alternando Gosens e Dimarco, e il centravanti non è più Dzeko, declassato a riserva di lusso, ma Lukaku. Anche se il resto è tutto identico nove undicesimi di formazione, perfino il portiere Handanovic la cui incidenza sul gioco è sottovalutata e per la quale Inzaghi è disposto ad accettare qualche parata in meno rispetto ad Onana - l'Inter deve modificare se stessa. E deve farlo mentre gioca il primo spezzone di campionato.


È normale che la squadra in queste prime giornate ci metta qualche minuto a ingranare. Con lo Spezia impiega circa metà tempo e si mostra già più disinvolta rispetto all'esordio con il Lecce, un po' perché la condizione sta salendo, un po' perché cresce la consapevolezza di essere più completa dello scorso anno. Il gol di Lautaro - o, per meglio dire, della LuLa - dimostra che quest' anno ci sarà più spazio tra centrocampo e attacco perché non c'è bisogno di colmarlo: il sentiero in più rispetto alla passata stagione è verticale e porta direttamente a Lukaku. Una volta recapitato il pallone ai limiti dell'area, ci pensano loro. L'argentino e il belga funzionano anche da soli, sono autosufficienti e ricordano che non esistono (più) coppie di attaccanti così complementari nel calcio di oggi. Il tandem è un'idea antica perché gli allenatori da anni ritengono sia insostenibile. Ecco perché i sistemi di gioco ad una punta hanno conquistato le preferenze dei tecnici. Le eccezioni sono poche e sono state trovate nel 4-4-2 del primo Cholo Simeone e nel 3-5-2 che però è rimasto una nicchia ai massimi livelli, Conte a parte. La LuLa è una di quelle coppie d'altri tempie l'Inter è l'unica a presentarla in campo. Tocca ad Inzaghi legarla al resto della formazione per evitare che si isoli o, peggio, si specchi.


In ogni caso è stata considerata finora l'importanza del ritorno di Lukaku per i suoi gol e la personalità ma nessuno ne ha valutato i benefici collaterali per Lautaro. L'uno potenzia l'altro e viceversa anche perché nessuno è geloso delle reti del compagno, come di solito accade agli attaccanti. Un sincero affetto li lega, oltre che una magica complementarietà. Lautaro peraltro è reduce da una stagione senza il dirimpettaio in cui ha superato quota 20 gol e si è dovuto sobbarcare responsabilità che prima non aveva. È maturato. Se prima era il Robin del Romelu-Batman, ora il rapporto è più equilibrato. In più Dzeko-Correa, le riserve, si legano molto meglio che Dzeko-Lautaro, i titolari dello scorso anno, come dimostra il 3-0 e il conseguente abbraccio tra i due. L'Inter ha quindi sistemato le coppie nel reparto. Quando sistemerà anche il gioco - poco se ne è visto nelle altre partite, anche perché il tostissimo Torino di Juric annulla quello della Lazio di Sarri-, raggiungerà livelli più alti dell'anno scorso. 


 

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