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Serie A, Napoli-show, il Milan resta aggrappato: cosa può succedere

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Claudio Savelli
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In questo momento il Napoli è la miglior squadra d'Italia e d'Europa, come testimonia la striscia di dieci vittorie consecutive tra tutte le competizioni che nessun'altra è già riuscita a raggiungere. Ad un discreto Bologna infligge trenta tiri, in media uno ogni tre minuti, molti di questi in risposta ad alcuni episodi negativi tra cui i gol subiti che in questo momento d'onnipotenza sono irrilevanti appendici alla trama. Fa quindi impressione notare che questo Napoli abbia due punti in meno rispetto a quello di un anno fa, 26 contro 28. Non a caso si vocifera delle possibili idi di marzo di Spalletti, momento in cui solitamente le sue squadre calano, ma ci si dimentica di una stagione diversa dalle altre, con il Mondiale a spezzarla in due, e di un Napoli all'inizio di un nuovo ciclo, libero dal dovere di compiacere il suo pubblico. Anche il Milan a questo punto era a quota 28. Ora supera di misura il Verona con il solito guizzo finale di Tonali (così fu decisivo nel tricolore) e si ritrova con 23 punti, due in più rispetto all'Inter che un anno fa a questo punto era al terzo posto, ben lontana dalla coppia di vetta. Ora la coppia è diventata un trio: Napoli, Atalanta e Milan.

 

 


Se le prime due sono leggere nello spirito, anche perché non hanno nulla da perdere, il Milan sta sopravvivendo a questo periodo di mille infortuni grazie all'esperienza accumulata nello scudetto. Ha meno velocità dello scorso anno perché non può ruotare i giocatori ma riesce a bastarsi. Pur in una versione opaca è lì, appeso a chi oggi sembra inarrivabile. Una grande notizia per Pioli. A quota 21 ci sono la non più sorprendente Udinese di Sottil e la Lazio, che pareggiano 0-0 all'Olimpico. La squadra biancoceleste ha 4 punti in più rispetto ad un anno fa ma non sembra soddisfatta. Forse perché Sarri è l'unico a lamentarsi delle fatiche europee. Non dovrebbe farlo e evadere da questa retorica che offre un facile alibi ai giocatori. Stavolta aggiunge la polemica sul terreno di gioco, che non sarebbe ideale per lo stile-Sarri ("Se rimane così, Lotito prenda un altro allenatore"). La Lazio funziona, galleggia sul filo tra borghesia e grandezza, per il salto definitivo deve chiedere al suo allenatore di essere semplicemente più felice. Sarri non sembra divertirsi: lo faccia, visto che la sua Lazio è divertente.
In attesa della Roma e di una Fiorentina all'ultima chiamata per le posizioni che contano, l'Inter ritrova la fiducia in sé e nelle proprie qualità. È come se il doppio confronto con il Barcellona l'avesse rassicurata sulle sue effettive possibilità di rimonta. Sembra essersi data un obiettivo, la rimonta impossibile (perché 4 sconfitte sono già un limite massimo per lo scudetto) fino alla vetta, mentre qualche settimana fa era un gruppo senza destinazione.

 

 

 

Così tornano il gioco e le giocate, come quelle di Barella e Lautaro nel primo gol alla Salernitana o di Calhanoglu e Barella nel secondo. Il centrocampista italiano in area è la possibile svolta della stagione nerazzurra: liberato dai compiti di interdizione grazie al "nuovo Calhanoglu", può sganciarsi e inserirsi con più continuità. Non è un caso che i protagonisti del Meazza siano gli stessi del prezioso pareggio del Camp Nou, semmai è la conferma che i nuovi leader di questa squadra si stanno finalmente assumendo le responsabilità a cui erano destinati. Meglio tardi che mai. 

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