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Ferrari, paga Binotto: cosa c'è davvero dietro l'addio imminente

Mattia Binotto

Lorenzo Pastuglia
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Una F1-75 competitiva per metà stagione, prima di un tracollo verticale che, a un passo dall'appuntamento finale di Abu Dhabi, costringerà Maranello alla lotta per il secondo posto Costruttori contro una rinata Mercedes. Risultati che hanno esaurito la pazienza del presidente John Elkann, deciso per il cambio al vertice in Ferrari. Le voci delle ultime ore parlano di Mattia Binotto a un passo dall'addio nel ruolo di team principal, che verrà sostituito a inizio gennaio dal collega dell'Alfa Romeo, Frédéric Vasseur. Seppur il Cavallino abbia smentito con un tweet parlando di «voci prive di fondamento».

 

 

In caso di addio, l'ex capo dei motoristi e direttore tecnico Ferrari, nato a Losanna nel 1969 e nel suo attuale ruolo dal 2019 al posto di Maurizio Arrivabene (oggi a.d. della Juventus), lascerebbe dopo un quadriennio avaro di successi, dove è sempre mancata una macchina che lottasse fino all'ultima gara con la Mercedes (prima) e la Red Bull (ora). Una rottura solo posticipata all'inverno, dopo le voci circolate già questa estate. Quando la F1-75, dopo l'Ungheria e con l'introduzione della norma anti-porpoising da Spa, era decisamente peggiorata, non reggendo più il confronto la scuderia di Milton Keynes. Da allora, il divario tra Verstappen e Leclerc si è sempre allargato, con il monegasco costretto alla lotta per il secondo posto Piloti contro Sergio Pérez, nell'ultimo appuntamento di domenica a Yas Marina.

QUESTIONE LECLERC - Proprio il bisogno di confortare un Charles arrabbiato, potrebbe essere uno dei motivi in caso di cambio. Tra il pilota e Binotto sono volate diverse scintille in stagione, come a Silverstone, quando la vittoria del monegasco non è arrivata per la scelta errata in regime di Safety Car. Frustrazione mostrata dal pilota anche in Ungheria (per le gomme bianche) e in Brasile, dove il team principal non era presente perché a Maranello per lavorare alla vettura 2023.

 

 

Gli errori di strategia nelle qualifiche del venerdì (visti nettamente anche a Montecarlo), il terzo posto non concesso domenica nel finale di gara da Carlos Sainz, una scelta poi avallata dal direttore sportivo Laurent Mekies e dalla squadra. Nel suo quadriennio, infine, Binotto paga anche il caos legato alla vicenda power unit, quando partì l'inchiesta della Fia relativa al caso flussometro sulla vettura del 2019, che ha lasciato ripercussioni tecniche alle monoposto 2020 e 2021. Ma chi è Vasseur? Nonostante circoli da tempo il nome di Antonello Coletta, l'uomo che dentro i cancelli di Maranello gestisce i successi nel settore GT, Vasseur sembra il prescelto. In Alfa Romeo dal 2017 anche come Ceo, è stato il primo team principal di Charles Leclerc in F1 ed è un buon amico di Nicolas Todt, l'agente di Charles. E Carlos Tavares, l'a.d. di Stellantis grande appassionato di corse, ne ha parlato negli ultimi tempi con John Elkann.

UOMO DI CORSE - Un anno in più di Binotto, il francese vanta nel curriculum svariati anni di gestione di team minori. Nel mondo dei motori è arrivato nel 1996, con la fondazione delle scuderie Asm in F3 Euro Series vinta quattro volte, con anche piloti noti come Hamilton e Grosjean e Art nel 2004, che compete oggi in F2 e F3. Proprio Hamilton è stato ritrovato da Vasseur in quest' ultima scuderia, dove il britannico si è preso il campionato di GP2 (oggi Formula 2), così come lo hanno fatto Rosberg, Hülkenberg e Vandoorne. In F1, il primo salto ufficiale del francese è arrivato nel 2016 con la Renault (oggi Alpine), prima di lasciare l'anno seguente per divergenze con l'allora a.d. Cyril Abiteboul, poi diventato team principal al posto suo. Insomma, un uomo di corse a 360°, rispetto alla natura più tecnica di Binotto. 

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