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John Elkann, "cosa rischia anche lui e perché": dall'indagine sulla Juve...

Sandro Iacometti
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«Voglio ringraziare mio cugino Andrea per averci dato emozioni straordinarie, che non dimenticheremo mai. In questi 12 anni abbiamo vinto tanto. Il merito è soprattutto suo, oltre che delle donne e degli uomini che sotto la sua guida hanno raggiunto obiettivi memorabili». Parole di circostanza o riconoscenza sincera? I maligni sostengono che John Elkann abbia deciso di scaricare solo ora l'unico manager che ancora porta il nome della nota e blasonata dinastia imprenditoriale italiana per questioni di calcolo politico-giudiziario. Farlo prima sarebbe stata una plateale ammissione di colpevolezza della Juventus. E c'è anche chi è pronto a giurare che i due siano ai ferri corti da tempo.

Antiche rivalità familiari tra il nipote dell'avvocato Gianni Agnelli e il figlio di suo fratello Umberto? Forse. Ma gli attriti sembrano dovuti a motivi più prosaici. In gioco c'è l'impero di famiglia e il ruolo stesso di Elkann, che teme di essere trascinato nel fango (e nei guai) dai pasticci di suo cugino. Già, perché se l'inchiesta, almeno per ora, riguarda solo la società calcistica, il passo per un effetto domino sull'intera galassia del gruppo è brevissimo.

 

 

AZIONI SVALUTATE
I riflettori sono tutti puntati sulla Juventus e sulla sua controllante Exor, la cassaforte di famiglia. E già qui i contraccolpi non sono trascurabili. Gli analisti si stanno interrogando sulle possibili mosse della holding, non escludendo la possibilità che la società quotata alla Borsa di Amsterdam (ieri scesa dello 0,81 a 73,9 euro), che ha il 63,7% del club bianconero, debba di nuovo mettere mano al portafogli ed essere chiamato a sottoscrivere un altro aumento di capitale, dopo quelli portati a termine nel 2021 e nel 2020 di 400 e 300 milioni. Gli esperti di Equita ricordano che per Exor la partecipazione nella Juventus ai prezzi di mercato vale solo il 2% del Nav (indice che calcola il valore delle azioni), ma negli ultimi 4 anni ha richiesto l'iniezione di risorse pro-quota per 450 milioni per coprire le perdite, uno dei motivi che, secondo gli analisti, spiega l'elevato sconto sul Nav cui tratta Exor sul listino da inizio anno (40%). Insomma, per colpa della Juve le azioni della holding, di cui Elkann è ad, valgono meno del dovuto.

 


Ma non è tutto. Quando si parla di Exor la mente corre subito ai tanti marchi più o meno storici degli Agnelli: dalla Ferrari alla Fiat (poi diventata Fca ed ora, dopo l'alleanza con i francesi di Psa, Stellantis), da camion Iveco ai trattori Cnh, dalle famose scarpe di lusso dalla suola rossa Christian Louboutin ai giornali (tra cui Repubblica e Stampa) del gruppo Gedi. Società di cui la holding detiene partecipazioni rilevanti se non il controllo totale.

 

 

LA CATENA
Pochi sanno o ricordano, però, che la Exor non è il primo anello della catena. Anch' essa è a sua volta controllata, con il 53%, da un altro veicolo di famiglia, la Giovanni Agnelli Bv, società italiana di diritto olandese nata nel 1984 come srl e diventata accomandita per azioni nel 1987. La Giovanni Agnelli, fondata dall'Avvocato, è posseduta da circa cento membri della famiglia, tutti discendenti della nobile stirpe. Ma i soci di peso sono sostanzialmente tre: John Elkann, che controlla la baracca con il 38%, Alessandro Nasi, figlio di Andrea e di Daniela Remmert, e imparentato con la dinastia piemontese grazie al matrimonio del barone Carlo Nasi con Caterina Aniceta Agnelli, e poi ovviamente Andrea Agnelli, il cugino finito ora nella bufera che è diventato il secondo socio con l'11,85%. Inutile addentrarsi nel groviglio di quote che fanno capo al ramo Agnelli e al ramo Nasi. La sostanza è che l'ex presidente della Juventus è legato a doppio filo all'intera galassia della famiglia (siede anche nel cda di Exor e in quello di Stellantis) e le indagini della magistratura (e della Gdf) nei suoi confronti potrebbero facilmente far venire alla luce fatti o operazioni sgraditi in tutte le società del gruppo.

 


Le uniche grane finora conosciute che hanno lambito John Elkann, a parte la guerra scatenata da Margherita Agnelli contro i figli per l'eredità di Marella Caracciolo (che potrebbe scardinare a cascata anche gli equilibri nella Giovanni Agnelli), sono le presunte irregolarità contributive a carico del gruppo editoriale Gedi e il contenzioso fiscale provocato dallo spostamento in Olanda di Exor, duello sanato lo scorso febbraio con il pagamento di 746 milioni di euro. Ma nei Palazzi di Giustizia c'è chi è convinto che sulla testa del giovane rampollo degli Agnelli stia per abbattersi qualche fulmine. Minacce dalle quali, dopo il sostanziale disimpegno del manager dall'Italia con il trasferimento all'estero di tutte le sedi legali, potrebbe essere più difficile proteggersi.

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