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Qatar 2022, "overdose di politica": chi dovrebbe candidarsi anziché giocare

Lorenzo Mottola
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Tutti bravi, ma adesso basta. In un momento di rara lucidità il presidente della Fifa Gianni Infantino aveva provato a chiedere di non lasciare «che il calcio venga trascinato in ogni battaglia ideologica o politica esistente». E sembra che il suo appello sia stato il più disatteso dai tempi dell'ordinanza di De Magistris contro i botti di Capodanno a Napoli. Ormai è d'obbligo: non c'è partita che si chiuda senza un momento di alta riflessione politica, perché eravamo tutti lì a interrogarci su come la pensasse il bomber della Tunisia sulla situazione politica internazionale e le trattative Putin-Zelensky.

 

 

L'ultima uscita della serie è quella della nazionale marocchina, che ha festeggiato la vittoria della Spagna con tanto di bandiere palestinesi, chiaro messaggio anti-Israele. Ma ovviamente il problema non è il colore o il tema della contestazione, ma l'overdose. Gli inglesi hanno indossato fascette in favore dell'amore libero. Il portiere della Germania si è accodato chiedendo più attenzione per i gay. I danesi hanno pensato ai diritti dei lavoratori del Qatar. I serbi al diritto del loro Paese ad annettersi il Kosovo. Gli americani hanno polemizzato con gli iraniani levando il logo dalla repubblica islamica dalla bandiera che compariva sul loro sito. Gli svizzeri invece hanno polemizzato con tutti gli altri, considerati troppo polemici. Per non parlare dei tedeschi, che si sono lamentati perché ai calciatori non viene concesso di parlare di politica prima e dopo le partite.

 

 

Lasciamo fuori da questo discorso solo gli iraniani, che per la loro scelta di non cantare l'inno nazionale per contestare il regime degli Ayatollah rischiano la pelle. Gente seria, almeno loro. Infantino l'aveva detto, ricordavamo prima, ma c'è un problema: è stato proprio lui il primo a trasgredire quando s' è presentato in conferenza stampa all'inaugurazione annunciando di sentirsi gay, qatariota e immigrato, subito seguito dal suo portavoce che ha pubblicamente dichiarato la sua omosessualità. E sia chiaro: nessuno gliel'aveva chiesto. Un po' come tanti altri appelli, manifestazioni e dichiarazioni politiche che sono seguite. Cari calciatori, dopo i Mondiali potrete candidarvi. Ma adesso basta.

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