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Allegri-Spalletti, strano "scambio" prima della partita: cosa si sono detti

Claudio Savelli
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La Juventus è a metà dell'opera, se questa opera è una rimonta-scudetto. Il modello, seppur Allegri abbia da qualche tempo accantonato l'hobby del matematico, è quello utilizzato dalla Juve 2015/16 da lui stesso allenata. Quella squadra risalì la classifica grazie ad una striscia di 15 vittorie consecutive, quella attuale ne vanta otto. La metà, o poco più. Pare un'altra era geologica - sette anni nel calcio lo sono e infatti di quei calciatori in rosa oggi sono rimasti solo Bonucci, Cuadrado, Pogba, Rugani e Alex Sandro, unico titolare ma le similitudini sono parecchie e curiose.

Quella rimonta cominciò con il derby di Torino conquistato all'ultimo secondo con il 2-1 di Cuadrado. Anche questa è iniziata con una stracittadina vinta di misura: 1-0.
Allora fu la decima giornata e il bottino bianconero era di 11 punti, stavolta è caduta sull'undicesima e di punti la Juve ne aveva 13: quasi identiche. E la gara successiva qual è stata? L'Empoli in entrambi i casi, battuto 3-1 nel 2015 e 4-0 quest' anno. Anche il Napoli fu un ostacolo nel percorso di rimonta. Il più alto e importante. Se ora si staglia a metà (20.45, diretta Dazn) dell'opera, nel 2015 era alla fine, come punto di arrivo per il sorpasso decisivo, il mostro finale dei videogiochi. Dopo 14 successi consecutivi, la Juventus 2015/16 ospitava gli azzurri di Sarri con 2 punti in meno. Vinse nel finale con una rete di Zaza e sorpassò i rivali, conservando il primato fino al termine della stagione. Ora è impossibile ma, come detto, la Juve è solo a metà dell'opera.

 

 

 

QUESTIONE TATTICA NEL 2016
Anche dal punto di vista tattico ci sono similitudini. La Signora 2015/16 di inizio stagione non trovava i risultati perché il 4-3-1-2 che l'aveva portata in finale di Champions pochi mesi prima (la prima delle due con Allegri persa 3-1 contro il Barcellona di Luis Enrique) non funzionava più. Così Max virò verso il 3-5-2, esattamente come ha fatto quest' anno. Il 4-3-3 ipotizzato in estate non è stato praticabile per via delle assenze di Di Maria e Chiesa e il 4-4-2 creava scompensi, così nel derby della svolta il mister ha rispolverato la difesa a tre, i cinque a centrocampo e le due punte. Anche il contesto che circonda la sfida si può paragonare. La Juve attuale è pragmatica, attenta a non subire reti più che a segnarne (zero incassati nel fil-otto) e a suo agio nella parte dell'antagonista come quella di sette anni fa e affronta un Napoli nuovamente fondato sul protagonismo, sul palleggio e sulla qualità collettiva. Lo scontro ideologico tra Allegri e Sarri, insomma, si sta ripetendo ora con Max e Spalletti, seppur in una versione meno velenosa. Come ogni sequel, del resto.

Le differenze? La prima è pratica. Stavolta il sorpasso è impossibile visto che la capolista vanta 7 punti di vantaggio. Ma, dovesse andare a -4, Allegri riesumerebbe la famosa calcolatrice dalla soffitta. La seconda è dialettica. All'epoca Max parlava apertamente di rimonta perché richiamava i suoi giocatori alle responsabilità, essendo loro pluricampioni in carica. Ora tiene il profilo basso e si limita ad indicare «le prime quattro posizioni» come obiettivo. Fa buon viso a cattivo gioco con il collega Spalletti, che è «il numero uno a insegnare e spiegare» e guida «la miglior squadra del campionato», dunque la favorita per il tricolore.

 

 


 

LE FRECCIATE
Luciano non ci sta, non ci casca e risponde "a tono", ovvero rimandando al mittente il ruolo di prima della classe: «È inutile che Max si metta il cappello o la barba finta: i favoriti sono loro. Certi investimenti li ripaghi solo con lo scudetto, altro che quarto posto». E se Allegri dice «di essere allenatore per caso», il tecnico del Napoli precisa che «Max è il più bravo e lo dice il suo palmares, davanti al quale io posso solo inchinarmi». In altre parole, Spalletti ha imparato a fare l'Allegri e viceversa. Tutta questa pretattica si applica quando la posta in palio è elevata, quando la sfida è da scudetto. Dunque, spernacchiandosi a vicenda, i due tecnici confermano il peso della sfida nella stagione per le loro attuali squadre ma anche per le ex: le inseguitrici milanesi. 

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