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Berlusconi, Arrigo Sacchi: "Quella promessa che gli feci"

Hoara Borselli
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Berlusconi diceva «Vincere-Divertire-Convincere». E Arrigo Sacchi, che ha guidato il Milan di Berlusconi dal 1987 al 1991 lo deve aver preso in parola perché ha vinto uno scudetto, una Supercoppa italiana, due Coppe dei campioni, due Supercoppe Uefa e due Coppe Intercontinentali, facendo parte della cosiddetta squadra degli Immortali. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare lo straordinario rapporto, non solo calcistico, che li lega da sempre.

Mister, ci racconta il suo primo incontro con Silvio Berlusconi?
«Il nostro incontro è stata una fatalità. Io allenavo il Parma, in serie C e vincemmo il campionato. Venne organizzata una partita amichevole con il Milan dove Berlusconi era presente. Alla fine della partita, che vincemmo, Berlusconi andò dal nostro Presidente, Ceresini, e gli disse che mi voleva conoscere. Così fu e mi disse due semplici parole “la seguirò”».

Poi cosa accadde?
«Il Parma, promosso in serie B doveva disputare la Coppa Italia e il destino volle che fummo sorteggiati nello stesso girone del Milan. Giocammo a Milano la partita di andata davanti a 40 mila tifosi perché Berlusconi presentò i cinque nuovi acquisti, tutti giocatori provenienti dalla Nazionale. Il Milan perse 1-0. Ci qualificammo tutti e due, arrivammo primi e secondi nel girone. Altro sorteggio e ci trovammo ancora insieme. Tornai a Milano e la mia squadra batté ancora il Milan».

 

 

Berlusconi...
«Mi fece contattare dal direttore sportivo Ettore Rognoni: “il Presidente la invita a cena da lui”».

Come andò?
«Berlusconi mi mise subito a mio agio. È intelligente, colto, simpatico, divertente. Sapeva che avevo un appuntamento con un club di serie A, la Fiorentina, e Berlusconi mi chiese di rimandarlo».

Lei lo rimandò?
«Non ci fu mai quell’incontro con la Fiorentina fissato per il venerdì perché il giovedì sera firmai per il Milan. Berlusconi giocò di anticipo. Ricordo che quando mi presentai per firmare le mie prime parole furono “O siete dei geni o siete dei pazzi”. C’erano anche Confalonieri a Galliani. E al momento di chiudere, dissi “la cifra mettetela voi, io firmo”. Mi presero in parola e Galliani mise una cifra inferiore rispetto a quello che prendevo al Parma».

E lei?
«Per me i soldi non erano importanti, credo che quando uno diventa avido nel calcio vuol dire che non è generoso e mette un limite alla propria creatività. Per me quella era un’opportunità immensa».

Che Presidente fu?
«Un grandissimo Presidente. Mi seguì in tutto. Io volevo giocatori affidabili, che avessero l’etica del lavoro, l’etica del collettivo, la generosità e l’intelligenza».

Ricordo che aver scelto lei come allenatore del Milan costò grandi critiche a Berlusconi.
«Non si capacitavano di come un Presidente come lui, con le sue possibilità, si fosse affidato al “Signor Nessuno”, perché così ero chiamato. Berlusconi scommise su di me e ignorò tutte le critiche feroci che ci fecero».

 

 

Insieme avete cambiato il calcio in italia negli anni 80. Volevate divertire i tifosi con lo spettacolo.
«Noi pensavamo che la bellezza, le emozioni, lo spettacolo, la vittoria con merito, fosse la strada più corretta».

Parla sempre al plurale.
«È così, c’era una condivisione su tutto. Nessuna squadra potrà mai essere grande se non c’è un grande Club con un grande Presidente. Sa cosa mi disse prima di iniziare la nostra avventura insieme? Dobbiamo diventare campioni del mondo».

E lei cosa rispose?
«Oh finalmente! Avevo allenato squadre che mi dicevano che dovevamo salvarci, capisce che l’obiettivo era piuttosto ambizioso» (ride).

Su qualcosa non vi sarete trovati d’accordo Mister.
«Ricordo che lui non voleva prendere Ancelotti perché il nostro medico aveva appurato che sul ginocchio sinistro aveva un handicap del 20% e anche il destro non era messo benissimo. “Ci rideranno tutti dietro, non possiamo prenderlo” - mi disse -. Io lo volevo a tutti i costi».

E come lo convinse?
«Era l’una e mezza di notte della sera prima della chiusura del calciomercato, gli dissi: “Presidente se lei mi prende Ancelotti noi vinciamo il campionato, glielo prometto”. Berlusconi è stato zitto un secondo e poi mi ha detto: ” Ai suoi ordini”».

Spogliato dalle vesti di Presidente, che uomo è per lei Berlusconi?
«Eccezionale! Un uomo grandissimo anche nella sua straordinaria modestia».

Mister, lei come sta vivendo questo momento difficile di Berlusconi?
«Con immenso dispiacere e tensione. Lui è una roccia. Fa di tutto per vivere e non per sopravvivere. Molti dicono che Berlusconi sia entrato in politica per difendere le sue aziende. Io che lo conosco bene le dico che non è così. Tutti i suoi collaboratori erano contrari, ma lui si sentiva in dovere di fare qualcosa per l’Italia. Lo ha fatto per l’amore che nutre per questo Paese. Berlusconi non fa mai nulla per se stesso. È un generoso, non conosce l’egoismo. Lo aspetto al più presto!».  

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