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Inter, i tre nomi che fanno sognare: cosa può accadere (presto)

Claudio Savelli
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La grande notte di Lisbona porta la firma dei tre moschettieri nerazzurri, ovvero i nomi su cui la società dovrebbe concentrarsi per costruire il futuro. Il primo è Athos-Onana che raggiunge il sesto clean sheet su nove gare di Champions, mettendo lo zampino con una grande parata in più della metà di queste partite; il secondo è Porthos-Barella che, in Europa, si ritrasforma in uno deimigliori centrocampisti del continente, capace di tutto e di più; il terzo è Aramis-Bastoni che di nome è un difensore ma difatto è un tuttofare, uno di quelli che il calcio contemporaneo brama e che Pep Guardiola si crea da sé, non trovandoli sul mercato (vedi alla voce Stones-regista contro il Bayern). Eccoli, i magnifici tre al servizio del quarto moschettiere in difficoltà, il D’Artagnan-Inzaghi, che su quest’asse trova la sua più nobile Inter - rifletta, il mister, sul fatto che la miglior versione nerazzurra sia quella di Champions (blocco compatto e campo davanti) e sul perché non l’abbia mai proposta in campionato.

ROSA VECCHIA
Per età (giusta), caratteristiche tecniche (europee) e personalità (in abbondanza), l’Inter dovrebbe ricostruirsi attorno a questi tre. Ricostruirsi, sì, perché il primo round di Champions non deve ingannare in vista del ritorno e del futuro: la rosa è vecchia (oltre 29 anni di media) e in bilico (sono in 12 tra scadenze e prestiti), quindi è da rifondare a prescindere da come andrà il finale di stagione. Rifondare, appunto, e non rivoluzionare, nel senso che qualche paletto bisogna fissarlo - anche perché di soldi non ce ne sono. Eccoli: Onana, Barella, Bastoni, in ordine di età (27, 26, 23). Rappresentano tre solide realtà ma anche altrettanti aspetti da maneggiare con cura. Onana è la tentazione della plusvalenza facile: arrivato a zero, ora vale almeno 30milioni. Per una società che è chiamata a racimolare soldi ad ogni sessione di mercato, l’idea di mettersi in attivo con un solo sacrificio è la più comoda. Lo scorso anno il prescelto era Skriniar, prima del cambio idea e del pentimento. Ma un portiere così, con esperienza internazionale e personalità "alla Julio Cesar", l’Inter non lo troverebbe a buon mercato e anche i nomi italiani (Vicario su tutti) sarebbero da strutturare a questi livelli. Bastoni è il nuovo-Skriniar, ovvero un difensore centrale che si è distinto come punto di forza nel recente passato, che si professa interista e che ha un contratto da rinnovare prima che entri nell’anno di scadenza. La differenza conlo slovacco è una e sostanziale: con i suoi 23 anni, Bastoni è il più giovane tra i titolari e il terzo trai componenti della rosa dopo Asllani (21) e Bellanova (22).

 



LA TENTAZIONE
È vero che nelle ultime due stagioni non ha toccato i picchi di rendimenti avuti con Conte per via di alcuni acciacchi e di un diverso utilizzo da parte di Inzaghi, ma trovarne un altro simile a cifre contenute è impossibile. In più, in un reparto difensivo da rifare completamente, qualcuno deve fungere da ponte. L’Inter in questo caso deve resistere alla tentazione di bloccare le trattative per il rinnovo per via delle richieste eccessive: trai 5milioni all’anno offerti e i 6,5 richiesti, si può trovare un accordo. Si deve. Barella è invece il simbolo della resistenza interista. Uno capace di convivere con una stagione opaca e di brillare nelle notti che sembrano il preludio alla fine e invece diventano nuovi inizi. È il centrocampista più “internazionale” dell’Inter, la quale dovrebbe chiamarlo a rapporto e responsabilizzarlo. A Barella bisogna chiedere meno lamentele e più positività in campo. Farne, in altre parole, un leader in una squadra che a volte viene meno ai suoi doveri. Ecco, a tal proposito, la società ha ora il dovere di ripartire da questi tre.

 

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