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Inter, la scomoda verità: "Calma con gli applausi", ciò che nessuno dice

Federico Strumolo
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Elogiare la stagione dell’Inter, terminata con l’onorevole sconfitta di sabato sera in finale di Champions League contro il Manchester City, va bene, ma attenzione a non esagerare. Dopotutto raggiungere l’ultimo atto della massima competizione europea per club sarà anche un risultato sopra le aspettative, ma la sensazione è che nella notte di Istanbul la formazione di Simone Inzaghi abbia sprecato un’occasione ghiottissima, forse irripetibile. D’altronde i tempi in cui le squadre italiane dominavano il mondo appartengono al passato e non è affatto scontato che all’Inter capiti nuovamente un’opportunità del genere. Perché in questa Champions i nerazzurri hanno potuto sfruttare un tabellone favorevole, con Porto agli ottavi di finale, Benfica ai quarti e un Milan non certo irresistibile in semifinale, per giunta con gli infortuni di Ismael Bennacer e Rafael Leao. In finale, poi, la squadra di Inzaghi ha giocato un’ottima partita, difendendosi in maniera quasi impeccabile e creando palle gol nitide, per mettere il naso avanti sullo 0-0 o, nel finale, riacciuffare i citizens dopo il vantaggio inglese segnato da Rodri. Ma è nei gravissimi errori prima di Lautaro Martinez e poi di Romelu Lukaku, i giocatori che avrebbero dovuto fare la differenza per l’Inter e che invece l’hanno affossata, che sta il rimpianto di Inzaghi.


LA FASE DIFENSIVA
Anche, e soprattutto, perché di fronte (pure per meriti della già citata fase difensiva dell’Inter) c’era un City appannato, ben lontano dalle meravigliose prestazioni messe in scena dalla squadra di Pep Guardiola in questi mesi, quella capace di battere 4-0 il Real Madrid appena tre settimane fa. «I ragazzi devono essere orgogliosi, gli ho dato un abbraccio enorme. Tutto il mondo ha visto che l’Inter ha messo in campo una partita organizzata e seria.

 

Abbiamo fatto un percorso eccezionale, vogliamo tornare in finale e abbiamo le possibilità per farlo» il commento post finale di Inzaghi, ma la verità è che per ottenere di nuovo una simile occasione servirà un lavoro di programmazione mica da ridere. Insomma, l’amministratore delegato Beppe Marotta ora dovrà scegliere chi confermare, chi bocciare e, più in generale, come ringiovanire una rosa che potrebbe cambiare radicalmente questa estate. È certo che saluterà Milan Skriniar (28 anni), promesso sposo del Paris Saint-Germain a parametro zero, è fuori dal progetto Roberto Gagliardini (29), mentre la società deciderà se prolungare i contratti in scadenza di Edin Dzeko (37), Stefan De Vrij (31), Samir Handanovic (38) e Danilo D’Ambrosio (34). Per quanto riguarda Raoul Bellanova (23), è probabile che venga riscattato per accordi già presi con il Cagliari (si tratta di 7 milioni di euro), ma non è detto che il prossimo anno resti in nerazzurro.

Poi, ovviamente, bisognerà prendere una decisione su Romelu Lukaku. Il trentenne belga è di proprietà del Chelsea, ma non è certo un segreto che desideri restare in nerazzurro: bisogna trovare la quadra dal punto di vista economico, ma Marotta farà più di un tentativo per un nuovo prestito. Archiviata la finale di Champions, la dirigenza nerazzurra approfondirà i discorsi già avviati in queste settimane. Il sogno dell’Inter è Achraf Hakimi (24), infelice al Psg e impaziente di indossare quella maglia vestita nella stagione 2020/21. I 68 milioni spesi dai parigini due estati fa, però, rendono l’affare complicato: servirà una formula creativa, in perfetto stile Marotta. Ma attenzione a una possibile cessione eccellente per finanziare il mercato, con André Onana (27) indiziato numero uno. Il portiere cresciuto nel Barcellona ha disputato una grande stagione in Italia e il Chelsea sarebbe pronto a mettere sul piatto 60 milioni per portarlo a Londra. Marotta non sarebbe entusiasta di perdere Onana, ma per riavere Hakimi un sacrifico si può fare. 

 

 

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