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Inter e Atalanta portano tutti a scuola: le cifre che possono decidere il campionato

Claudio Savelli
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È il player trading, bellezza: vendere (a tanto) per acquistare (a meno) e rivendere (a tanto). Ne stiamo diventando maestri in Europa: la serie A è seconda nel continente per incassi dai cartellini dei calciatori, fino a ieri 767 milioni di euro, più di Bundesliga (746 milioni) e Ligue 1 (425 milioni) che sono sempre state dei riferimenti in materia e oltre il doppio rispetto alla Liga (356 milioni). Solo la Premier ha raccolto di più (874 milioni) ma non fa testo, se è vero che quella è una sorta di Superlega dalle cifre drogate, soprattutto internamente. Infatti il saldo della Premier è negativo di 884 milioni (1,7 miliardi spesi in acquisti) mentre quello della serie A è in positivo di 117 milioni.

Se negli ultimi anni la vendita è sembrata l'unico modo per sopravvivere, ora è il modo per vivere meglio. Ovvero: per migliorare le rose, rendendole più omogenee tra titolari e riserve, ciò che richiede il calcio contemporaneo. Le più brave a vendere sono diventate le grandi, quelle che intuitivamente dovrebbero invece trattenere i top-player e comprarne di nuovi. Ora usano i migliori per migliorarsi. La regina dell'estate è l'Atalanta che ha incassato 118 milioni di cui 75 (più 10 di bonus) dal solo Hojlund e vi ha aggiunto Boga a 18 milioni, oltre ai riscatti di Pessina, Malinovskyi e Lammers. Con la metà di quei soldi ha acquistato El Bilal Touré, Scamacca e Bakker: chapeau.

BENE SASSUOLO E MILAN
Segue l'Inter a 108 milioni di incasso, quasi quelli arrivati per il solo Lukaku tre estati fa. La dirigenza si sarà pentita di non aver ceduto Skriniar lo scorso anno e allora a questo giro non ha avuto ripensamenti: Onana va per almeno 50 milioni e Brozovic per 18, e così è stato. Il Sassuolo da sempre vende bene e anche quest'estate, tra cessioni e vecchi riscatti (Locatelli, Traoré, Raspadori), ha incassato oltre 100 milioni. Non era abitudine per il Milan di Maldini e Massara, infatti la prima cosa che hanno fatto i nuovi dirigenti quale è stata?

Vendere Tonali a 64 milioni più 6 di bonus (e il 10% della futura rivendita) e finanziare mezza rivoluzione, quel che serviva. Si conferma grande nelle cessioni la Fiorentina, dopo gli affaroni Chiesa e Vlahovic, stavolta cede Igor al Brighton per 17 milioni e Cabral al Benfica (non ancora contabilizzato) per 20 milioni più 5 di bonus. Cifre che bisogna saper chiedere, prima che saper ottenere. Non sempre ci si riesce: la Juventus fatica a vendere perché i suoi esuberi guadagnano troppo. Con Arthur si è accontentata del prestito con diritto di riscatto mentre McKennie è tornato in rosa e Zakaria non è ancora chiuso, nonostante più club sembrano disposti apagarlo 20 milioni. 

 

Sono grandi colpi anche quelli della Lazio e del Napoli: la prima ha piazzato Milinkovic-Savic a 40 milioni e il secondo si è fatto acquistare Kim a 50 milioni, il valore della clausola. Forse Lotito e De Laurentiis qualche anno fa avrebbero fatto più resistenza, il che dimostra come la serie A sia cambiata: dal 2016 a oggi non è mai andata sotto quota 800 milioni di incasso dai cartellini. Tra il 2002 e il 2015 oscillava tra i 200 e i 560 milioni, in media la metà rispetto agli ultimi otto anni. In più, da due stagioni il saldo è positivo dopo 17 di segno negativo. Il campionato italiano sta producendo buon calcio senza sperare i soldi. Incredibile ma vero.

 

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