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Rubiales ed Hermoso, il bacio e poi la fiesta: imbarazzo femminista

Daniele Dell'Orco
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Dopo giorni da incubo in cui è stato sospeso dalla Fifa, attaccato da politici, sportivi e istituzioni varie di mezzo mondo, privato dello stipendio ma soprattutto trattato da infame stupratore, Luis Rubiales, il presidente della Federcalcio spagnola (Rfef) che aveva baciato sulle labbra la calciatrice Jenni Hermoso dopo la vittoria nella finale mondiale femminile, passa al contrattacco.

Rubiales, che si era già rifiutato di dimettersi e che aveva ottenuto un sonoro quanto impopolare serrate le fila da tutta la Rfef (che ha invocato un intervento dell”Uefa per difenderlo), ha inviato alla Fifa tramite i suoi legali un video girato subito dopo il fattaccio che mostra un’atmosfera più che rilassata e scherzosa tra le giocatrici, Hermoso compresa e per nulla turbata.

 

 

 

CLIMA RILASSATO

Nel girato si vedono le calciatrici in autobus, in procinto di lasciare lo stadio australiano dopo la vittoria, molto intente a festeggiare e comprensibilmente sudi giri. Commentano, tra le altre cose, anche il famoso bacio, divertite dalle reazioni social e ridendo di un “meme” che la stessa Hermoso mostra a favor di camera che la paragona al celebre gesto d’amore ben più esplicito che Iker Casillas rifilò in diretta a Sara Carbonero nel 2010.

«Che cos’è? - chiede una della calciatrici - “Madre, madre. Non l’hai visto? Emozionato e tanto, è venuto e mi ha preso così», spiega Hermoso sorridendo. Poi la squadra le intona il coro “bacio, bacio” e, all’ingresso di Rubiales sul bus, omaggia anche lui intonando “presi, presi”. Il clima, insomma, era assolutamente rilassato e nessuno si era ancora sognato di incolpare Rubiales di alcunché. Il tutto in linea con le dichiarazioni a caldo della stessa Hermoso che aveva dapprima scherzato sui social dicendo «non mi è piaciuto (il bacio in sé, non il gesto, NdR)» e poi precisato ai canali della Federazione che quello di Rubiales fosse «un gesto di amicizia e gratitudine», «un gesto reciproco totalmente spontaneo, dovuto all’immensa gioia di vincere un Mondiale».

Questo prima che si scatenasse il “Me Too” in salsa iberica. Oltre alla sospensione dalla Fifa, la Procura del Tribunale Nazionale ha aperto un procedimento contro Rubiales per violenza sessuale in relazione al bacio “non consensuale”. La denuncia è stata presentata da Miguel Galan, presidente del Centro Nazionale di Formazione Allenatori di Calcio (Cenafe), davanti alla Procura di Madrid.

Addirittura l’Onu ha mostrato solidarietà alla calciatrice auspicando un «cambiamento nel mondo dello sport», dove le donne «continuano a essere sottoposte a molestie sessuali e abusi», come dichiarato da Volker Türk, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. In generale, il caso è diventato così spinoso che tutti in Spagna temono un danno d'immagine incalcolabile nel caso in cui Rubiales dovesse restare al suo posto. Così, le pressioni aumentano di giorno in giorno. Le calciatrici (le stesse del video) hanno detto che non risponderanno più alle convocazioni, colleghi uomini di primissimo piano (come Iniesta) e presidenti di club hanno chiesto la sua testa, il ministro della Cultura e dello Sport, Miquel Iceta, ha annunciato un provvedimento per sospendere Rubiales anche in patria.

 

 

 

LA POLITICA

Un aspetto quest’ultimo che spiega bene i motivi per cui, logicamente, il caso non possa rimanere slegato dalla politica. In Spagna infatti sia Unidas Podemos (attualmente parte del movimento Sumar) sia il Partito socialista del premier Pedro Sánchez (e del Ministro Iceta) fanno da sempre del femminismo un vero e proprio cavallo di battaglia. A fare da contraltare sono arrivate, dopo dieci giorni e chissà magari anche visto il nuovo video “difensivo”, le parole del partito di destra Vox, che ha preso le parti di Rubiales: «Denunciamo la caccia all’uomo politica e mediatica alla quale è personalmente sottoposto il signor Rubiales. E ci rifiutiamo di credere - si legge sull’account Twitter del partito - alla storia della sinistra che cerca di nascondere il fallimento della legge “Sì è Sì” e di insabbiare coloro che l'hanno promossa, provocando il rilascio di massa dei colpevoli di reati sessuali». Nella sua crociata, Rubiales non è più così solo. 

 

 

 

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