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Pioli, la voce pesante prima di Atalanta-Milan: "Ammosciato"

Renato Bazzini
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Atalanta contro Milan (oggi alle 18, diretta Dazn) è Gasperini contro Pioli, ovvero le due eccezioni alla regola per cui gli allenatori italiani durano poco. Stando all’ultimo rapporto CIES (l’Osservatorio del Calcio), la permanenza media di un tecnico in serie A è di 384 giorni, poco più di un anno. Sia Gasp che Pioli sono largamente fuori statistica. Il primo è a Bergamo da 7 anni e 6 mesi, il secondo siede sulla panchina rossonera da 4 anni e 2 mesi: per lo standard italiano trattasi di ere geologiche, tant’è che gli altri sono tutti al massimo all’inizio della terza stagione.

È vero che negli ultimi tempi il calcio è cambiato e le gestioni lunghe non sono più una rarità, come accadeva per Ferguson al Manchester United o Wenger all’Arsenal nell’epoca precedente, ma in Italia arriviamo sempre dopo. Ci sono Klopp e Guardiola che guidano rispettivamente Liverpool e City da oltre 8 e 7 anni, c’è Simeone che tra poco spegnerà 12 candeline al timone dell’Atletico, c’è Schmidt che vanta 17 stagioni nell’Heidenheim, quest’anno in Bundesliga, e Streich da 12 anni a Friburgo, ma il fatto che queste eccezioni all’estero siano più significative che in Italia dimostra a maggior ragione quanto sia ancora difficile durare nel nostro calcio e quanto Gasperini e Pioli ne stiano riscrivendo le regole.

 

 

 

PREGI E DIFETTI

Atalanta e Milan stanno sfruttando i pregi dei cicli lunghi: il gioco diventa un’identità anche per la società; il rendimento medio si alza; i nuovi giocatori sono attratti. Ma ora sono in un momento in cui emerge il principale difetto della longevità: la difficoltà a rinnovarsi. Pioli ne sta risentendo negli ultimi due anni tant’è che ha provato a modificare il Milan in estate, virando verso un 4-3-3 più tecnico e avvolgente, ma ha fallito. Ora è tornato al Milan iper-verticale in cui si riconosce, accettandone i rischi - tra i quali, il fatto che gli altri ti conoscano a memoria. Gasperini è riuscito a inserire piccole modifiche tattiche ogni anno sfruttando una costante rotazione dei calciatori, ma ora sembra avere il problema che ne consegue: «Alcuni non capiscono lo spirito dell’Atalanta», ha dichiarato.

 

 

 

Entrambi condividono gli infortuni in serie come ulteriore handicap. Pioli ha il solo Tomori come centrale di difesa e dovrà affiancargli di nuovo Theo Hernandez, Gasperini è rimasto con Scalvini, conta di recuperare in extremis Djimsiti («Farà un test») e valuta la difesa a quattro («È un’opzione») che, chissà, potrebbe anche diventare la leva per l’evoluzione di cui sopra. In avanti, idem: tra i rossoneri non ce la fanno Leao e Okafor mentre torna dalla squalifica Giroud, tra i nerazzurri Scamacca si è fermato così toccherà all’ex De Ketelaere guidare l’attacco. Più che flessione, entrambe vivono un periodo di ristagno.

 

 

 

Lo dicono i risultati, altalenanti tra le due competizioni. Psg a parte, il Milan ha dato il peggio di sé in Champions, dove mercoledì si gioca l’ultima flebile speranza di passaggio del turno in casa del Newcastle, rischiando di rimanere fuori pure dal ripescaggio in Europa League, competizione in cui la Dea è invece andata a gonfie vele, prima nel girone con un turno di anticipo. Ma se i rossoneri in campionato sono riusciti a reagire con due vittorie consecutive (Fiorentina e Frosinone) dopo due sconfitte (Udinese e Juventus) e altrettanti pareggi (Napoli e Lecce) nelle precedenti quattro giornate, i bergamaschi sono reduci da ben 3 ko (Inter, Napoli e Torino) e un pari (Udinese) in serie A che hanno modificato la loro classifica, estromettendoli momentaneamente dalla zona europea. Sia a Gasp che a Pioli serve una vittoria significativa. Per entrambi, quindi, la sfida è un’occasione, più che un problema. 

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