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Andrea Cambiaso, tutto quello che non sapete sull'asso nella manica di Allegri

Claudio Savelli
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La Juventus ha giocato sei partite in meno rispetto all’Inter, diretta concorrente per lo scudetto, anche se Allegri continua a ripetere che il suddetto non è un obiettivo della Signora. Sono 540 minuti (più recuperi) in meno nelle gambe, oltre a parecchi chilometri in viaggio e conseguenti ritorni all’alba e ore di sonno ridotte.

L’Inter è andata a San Sebastian, a Salisburgo e a Lisbona, viaggi piuttosto comodi ma comunque viaggi, mentre la Juventus rimaneva a Torino: finora i nerazzurri non ne hanno risentito ma non è detto che non paghino dazio in futuro. L’obiettivo non dichiarato di Allegri è farsi trovare lì, ai fianchi dell’Inter, in quel momento, se mai arriverà. Il turno che la Juventus inaugura stasera facendo visita al Genoa (alle 20.45, diretta Dazn) può essere uno di quelli decisivi. È favorevole all’inseguitrice non solo per l’impegno infrasettimanale dell’Inter- giocare contro la Real Sociedad è una fatica sottovalutata -, ma anche perché alla capolista tocca sfidare una delle poche bestie nere (negli ultimi due anni, due vittorie a testa), la Lazio all’Olimpico. E Allegri ne approfitta per dirottare la responsabilità: «L’Inter in questo momento è la favorita perché è stata costruita per vincere il campionato. L’ha detto anche Zhang nella cena di Natale che il loro obiettivo è la seconda stella, quindi lo scudetto. Per noi è diverso...».

 

 

 


LE BASI PER IL FUTURO

Se la Juventus non gioca per vincere il tricolore (prima volta nella sua storia?), che fa? Getta le basi per farlo in futuro. «Abbiamo iniziato un percorso diverso, con giocatori che stanno crescendo. Dobbiamo solo continuare a lavorare», spiega volpone Max. È vero, quest’anno è chiamato ad avviare un progetto di sviluppo dei calciatori, non ad allenarne di fatti e finiti (in tutti i sensi, negli ultimi due anni), ma questa è solo mezza verità. L’altra metà è la sensazione crescente di avere le armi per impensierire l’Inter, anche in considerazione del fatto che le altre, dal Milan in giù, sono già staccate e hanno tutte qualche problema da risolvere. Infatti poi Allegri si lascia andare ad una mezza ambizione d’altri tempi: «Abbiamo fatto 36 punti in 14 partite ma non bastano a niente. Dobbiamo prepararci per fare più punti possibili».

 

 

 

Di questo percorso, Andrea Cambiaso è il simbolo. Un percorso che finisce in campo ma che è iniziato sul mercato, dove il 23enne terzino è stato l’unico "acquisto" oltre a Weah (di nuovo a disposizione ma si ferma per un mese Kean «per risolvere il problema pregresso alla tibia»), anche se si trattava di ritorno dal prestito al Bologna. Lì è stato educato da Thiago Motta, a cui la Juve dovrebbe garantire una percentuale sulla futura rivendita di Cambiaso per il lavoro svolto, tanto chilo rivende un terzino così contemporaneo, regista e rifinitore più che corridore e crossatore. Cambiaso è il simbolo della nuova Juventus perché è stato trattenuto anziché essere mandato nuovamente in prestito, perché ci sta crescendo dentro (sempre dall’inizio nelle ultime quattro) e perché, con Gatti, Chiesa e Locatelli, compone il nuovo blocco azzurro. È il simbolo del nuovo corso anche se, paradossalmente, è l’ultima mossa intelligente fatta dal precedente che ci vide lungo e pagò 8,75 milioni (più 2,75 di bonus) al Genoa. Per il ragazzo, genovese e genoano, sarà una partita speciale. Per la Juventus sarà invece una partita come le altre, una delle tante lungo il percorso che conduce ad un piazzamento in Champions e magari, chissà, a qualcosa in più. 

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