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Djokovic, l'arte dell'inganno: perché non ci si può fidare dei suoi dolori

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Gabriele Galluccio
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Mai fidarsi di Novak Djokovic, soprattutto quando sostiene di essere infortunato alla vigilia degli Australian Open. Lo ha ricordato a tutti L’Équipe, che è piuttosto diffidente nei confronti dei “dolori” del numero uno al mondo. Una premessa è d’obbligo: nessuno mette in dubbio che Djokovic abbia un problema al polso, se lo trascina pure da tempo, ma finora non gli ha impedito di dominare il circuito. «Più gioco, più mi fa male», ha lamentato Nole durante la partita persa con un doppio 6-4 contro Alex De Minaur. Una sconfitta che farebbe notizia, se non fosse arrivata nella dimenticabile United Cup, un torneo misto a squadre che è poco più di un’esibizione.

Agli Australian Open c’è da scommettere che non sarà tanto facile liberarsi di Djokovic, anche perché questo è più di ogni altro il suo torneo: lo ha già vinto dieci volte e non perde un incontro dal 2018. Servirà ben più di un polso dolorante per metterlo ko. In questo senso molti occhi saranno puntati su Jannik Sinner, che a Melbourne non è mai andato oltre i quarti: stavolta però ci arriva nel miglior momento della carriera, dopo aver battuto due volte su tre proprio il fuoriclasse serbo, tra l’altro nel giro di pochi giorni. Ovviamente ci sono delle incognite, a partire dal fatto che finora il rosso di San Candido ha dato il meglio di sé sui tre set: negli Slam si gioca su cinque, e non è proprio un dettaglio. In più si è comunque dovuto fermare per diverse settimane, ma la speranza è che riesca subito a tornare a cavallo dell’onda magica.

Riprendendo il discorso sull’arte dell’inganno di Djokovic, la logica de L’Equipe è molto semplice: non c’è motivo di preoccuparsi per l’infortunio del serbo perché non è affatto una novità. Nel 2021 Nole aveva lamentato uno strappo addominale, che a suo dire era aumentato da 1,7 a 2,5 centimetri durante le due settimane di partite: in pochi gli avevano creduto, dato che aveva vinto comunque lo Slam australiano, e lui allora aveva promesso le prove che, manco a dirlo, non sono mai pervenute. Il copione si è ripetuto l’anno scorso, almeno secondo Craig Tiley (amministratore delegato di Tennis Australia), al quale Djokovic avrebbe confidato di aver giocato con uno strappo di 3 centimetri al tendine della gamba sinistra. Morale della favola: gli infortuni veri o presunti non fanno differenza, a Melbourne il serbo è quasi imbattibile.

A proposito dell’inizio di stagione nella terra dei canguri, a Brisbane è finita ai quarti la corsa di Rafa Nadal: dopo un paio di partite giocate a un livello insensato per un 37enne che è stato fermo un anno per infortunio, il maiorchino ha sprecato tre match point e perso all’ultimo set contro Jordan Thompson. Nel finale Nadal è stato condizionato da un fastidio all’anca, che interessa molto più della sconfitta, dato che gli Australian Open iniziano tra meno di una settimana. «Spero sia un problema di poco conto», ha dichiarato Rafa. Se lo augurano tutti gli appassionati che vogliono ancora godere dello spettacolo dei fuoriclasse, anche se vecchi e acciaccati.

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