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Var, nel calcio non funziona? Ecco come usarlo (e chi dobbiamo copiare)

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Paolo Macarti
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Al Var Sport, ormai, si discute di tutto e del contrario di tutto. Ma una voce originale e sensata, è stata quella di Max Allegri. Al termine della partita strappata alla Salernitana e in coda a un week-end terribile per arbitri e addetti al Var, l’allenatore della Juventus ha detto: «Il Var è soggettivo. Lo ripeto da anni e bisogna accettarlo così com’è, l’importante è non farlo passare per oggettivo. Nel tennis la pallina è fuori o dentro la riga, e quella è l’oggettività. La soggettività è un’altra roba, come i falli: inutile discuterne, gli errori perché resteranno parte del gioco». Il riferimento era sì generico alle ripetute topiche di chi sta nella famigerata stanzetta e ha il compito di aiutare o correggere l’arbitro in campo, ma soprattutto al gol di Frattesi, nato da una sbracciata violenta di Bastoni ai danni di Duda, non vista da Fabbri e ignorata dal Var. Per le taglienti allusioni del diesse veronese Sean Sogliano («L’episodio sul 2-1 dell’Inter è impossibile che non possano averlo visto in sala Var: il gol era da annullare, è una mancanza di rispetto, oppure...»), la Procura federale ha aperto un’inchiesta.

CULTURA DEL LAVORO
Sul fattaccio è subito intervenuto, con toga e toni da avvocato, l’ad interista Beppe Marotta: «L’Inter non è condizionata da favoritismi, rispedisco queste dichiarazioni al mittente. Mi pare che nelle ultime ore ci siano stati errori arbitrali anche per altre squadre. Noi oggi siamo la lepre e dobbiamo essere capaci di schivare le fucilate dei cacciatori. Siamo primi meritatamente grazie alla cultura del lavoro applicata in modo intenso». In effetti, durante il week-end altri arbitri e addetti ai video sono finiti nel ciclone: a Salerno, Pippo Inzaghi e i dirigenti campani si sono lamentati per l’espulsione di Maggiore che ha lasciato la squadra in balia della Juventus. Mentre Roma-Atalanta è parsa una contesa western con la ciliegina sulla torta dell’ennesima contestatissima espulsione di Mourinho da parte dell’arbitro Aureliano. Tornando all’analisi di Allegri è indicativo allargare il campo ad altri sport, partendo proprio dal tennis: l’oggettività a cui fa riferimento è quella dall’occhio di falco che sentenzia se una pallina è dentro o fuori. E, dal 2025, scompariranno anche i giudici di sedia, sostituiti da controlli tecnologici sempre più incisivi.

 



VENTI ANNI
Nel basket sono vent’anni che l’istant-replay, a cui fanno ricorso sia gli arbitri che gli allenatori (cosa non permessa nel calcio), decide un’azione o addirittura uno scudetto come quello del 2005, assegnato alla Fortitudo Bologna dopo un canestro in extremis. E questo congegno tecnologico, sui parquet viene accettato come un grado di giudizio inappellabile senza polemiche né isterismi. L’oggettività della tecnologia applicata è stata introdotta al meglio anche nel volley dove il video-check, a disposizione per due chiamate a set da parte degli allenatori, scioglie qualsiasi dubbio ed è regola ferrea per tutti. Negli Usa, esistono Var che non sbagliano mai nel football americano, nell’hockey su ghiaccio e persino nel baseball. Danno giudizi insindacabili. Allegri ha ragione quando definisce “soggettivo” il Var e non oggettivo. Nel calcio, di oggettivo c’è soltanto l'orologio al polso degli arbitri che testimonia in diretta se un pallone ha oltrepassato o no la linea di porta. Persino il flash se è fuorigioco o no viene contestato. Marotta, ieri, ha dato ragione ad Allegri sottolinenando come «il Var è stato introdotto per limitare e non cancellare del tutto gli errori arbitrali». È proprio così. Conclusione: sono i vari Nasca a cadere in papere immonde. La macchina funziona, l’uomo no. Triste ma è così, se vi pare. 

 

 

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